C’è un settore in Italia che inizia ad interessare il mercato immobiliare: il senior housing, ovvero quelle soluzioni abitative, alternative alle cliniche riabilitative e alle case di cura, che da tempo troviamo in altri Paesi , come Stati uniti , Gran Bretagna, Germania e Scandinavia.
Finora l’interesse finanziario era limitato al processo di invecchiamento che nel nostro Paese, come nel resto d’Europa, dovrebbe portare (il condizionale è d’obbligo, alla luce degli ultimi eventi), ad un sostanziale incremento della popolazione anziana. Secondo l’Istat, infatti, gli over 65 fra il 2015 e il 2065, passeranno dal 21,7% al 32,6% e la popolazione di oltre 85 anni dal 3,2% arriverà nel 2065 al 10%.
In Italia sono regolamentate (e trovano ampio spazio) le case di riposo e le cliniche riabilitative, mentre sono ancora allo stato embrionale soluzioni come senior housing e assisted living.
Non ci sono, in sostanza, come evidenzia una ricerca condotta da Ipso Korian, residenze dedicate esclusivamente ad una terza età autosufficiente.
Infatti, come risulta da una ricerca condotta da Ipsoa e Koran, il 35,6% delle strutture attuali è rivolto a utenti non autosufficienti, il 38,2% a utenti con grado di autosufficienza mista e solo il 6,4% ad anziani autosufficienti.
Tuttavia proprio l’emergenza nata dal Covid ha portato alla luce la fragilità del sistema attuale, basato sulle Rsa e sull’assistenza familiare delle badanti, evidenziando l’esigenza di trovare soluzioni più adeguate non solo per l’assistenza agli anziani non autosufficienti, ma anche per le esigenze di una anzianità attiva.
In questo scenario inizia ad affacciarsi il senior housing, che permette ai residenti di mantenere uno stile di vita autonomo, con il supporto di servizi offerti da personale specializzato per alcune particolari esigenze di salute.
Il senior housing si pone così nell’ottica dell'invecchiamento attivo, prevedendo un sistema di alloggi indipendenti, organizzati intorno a una serie di servizi comuni e con la possibilità di godere di alcuni servizi “dedicati”alla terza età, garantendo un mix sociale e abitativo.
Certo, la situazione italiana ha le sue particolarità:anzitutto la difficoltà, per l’anziano, a lasciare la propria abitazione , seppure questa non abbia le caratteristiche che la rendano adeguata alle sue necessità. Come la mancanza di spazi in cui muoversi liberamente o l’assenza di strumenti di tecnologia domotica, per facilitare le azioni quotidiane.
Tuttavia, l’invecchiamento della popolazione, l’aumento di patologie croniche, l’esigenza di avvicinarsi ai figli e la richiesta di sicurezza post Covid, possono costituire una spinta del mercato interno verso una soluzione innovativa.
Secondo Nomisma (una società di ricerche di mercato), dagli inizi del Duemila, si sono iniziati a vedere i primi segnali in tal senso.
È questo il caso dei residence per senior Domytis, appartamenti con servizi in comune che vanno dal ristorante al bar, dalla piscina alla palestra, dal ristorante al beauty center. Uno staff qualificato è disponibile tutti i giorni, 24 ore.
Il gruppo francese ha già in attivo oltre 12.000 appartamenti, 10.000 residenti e oltre 100 edifici operativi in Francia e Belgio, a cui si aggiunge ora il mercato italiano.
Un altro esempio è l’investimento voluto dal gruppo Korian, che ha acquisito una partecipazione del 40% nella società Over, con lo scopo di sviluppare una nuova offerta residenziale e domiciliare destinata specificatamente alle persone anziane.
L’offerta prevede un parco di appartamenti indipendenti e piccole soluzioni abitative destinate agli anziani, con il supporto di una assistenza medica e servizi a domicilio.
Ma si tratta ancora di iniziative sporadiche legati a fondi privati che richiedono una notevole disponibilità economica.
Sarebbe auspicabile, piuttosto, un supporto pubblico. Come accade ad esempio in Germania, dove lo Stato eroga un contributo a supporto degli anziani ospitati nel senior living e non solo per le rette delle Rsa.
(Fonte: Il Sole 24 ore)