Sandra Zampa, già sottosegretario alla Salute e oggi consulente del ministro Speranza, sostiene che non c’è bisogno di fare nuove norme per regolamentare l’accesso dei familiari alle Rsa. “Alle Regioni, sostiene, abbiamo detto con due circolari, una del 30 novembre e l’altra del 4 dicembre, di aprire e abbiamo spiegato come deve essere fatto”. Nei dpcm si è sostenuto che l’accesso di parenti e visitatori "è limitato ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione". Proprio questa attribuzione di responsabilità non piace a molti gestori. “Nella circolare del 4 dicembre — spiega ancora Zampa — si dice tra l’altro che "le direzioni sanitarie devono predisporre un piano dettagliato per assicurare possibilità di visita in presenza e contatti a distanza". E infatti ci sono zone del Paese dove le visite si fanno. Le Regioni devono assumersi le responsabilità. Secondo Zampa se le famiglie contestassero la legittimità delle chiusure avrebbero ragione. La circolare è stata interpretata liberamente dalle strutture. E invece l’esercizio del loro ruolo prevede l’assunzione di responsabilità. Tanto più che adesso gli ospiti sono quasi tutti vaccinati, così come il lavoratori. Anche i visitatori potrebbero essere vaccinati o fare un tampone. Protesta Sebastiano Capurso, il presidente di Anaste, una associazione di gestori di Rsa. “Per noi la circolare non dice apertamente che sia possibile il contatto fisico tra visitatore e visitato. E del resto tutte le strutture italiane si sono comportate allo stesso modo, e hanno usato plexiglass e vetri. Non intendiamo interpretare l’atto in modo estensivo, ci dicano chiaramente cosa dobbiamo fare”. Ma per il ministero è già tutto nero su bianco.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)