Il docufilm è interamente girato nel Villaggio Emanuele a Roma, con pazienti e degenti. Casette basse, vialetti protetti, giardini su giardini, pochi gradini, colori accoglienti e rilassanti. Camere da letto, cucine e spazi comuni per oltre 100 pazienti (la degenza è gratuita) sotto la gestione della Fondazione Roma. Un piccolo grande paese a misura di chi è stato colpito da Alzheimer fortemente voluto da Emmanuele Emanuele, presidente onorario della Fondazione, che ha portato nella Capitale la felice esperienza conosciuta in Olanda. «Pur con questa drammatica patologia - commenta - qui c'è speranza da coltivare». Cinquantatré minuti volano davanti agli occhi, brandelli di conversazioni e spicchi di vita in presa diretta.Vengono messi a nudo tutti i colori delle emozioni, dalla tenerezza che accompagna i difficili rapporti al dolore di non essere riconosciuti dal padre o dalla madre. «Vede, lui non si rende più conto che quella signora è sua moglie...». Un filmato che regala la voce a chi non ce l'ha più. Ai pazienti ma, soprattutto ai familiari. Qui, in questo villaggio, tutto riesce a trasformarsi. Il filo dei sentimenti lentamente si riannoda. Basta guardare Riccardo che si commuove davanti ai disegni che Maria Clara faceva quando era modista. Basta entrare nel mini market o dal parrucchiere per capire l'aria che si respira nel mondo costruito per chi è senza memoria e rincorre spezzoni di pensieri.
(Fonte: Il Messaggero, 20 settembre 2019)