Nel mondo le cosiddette ‘zone blu’ sono quelle dove si vive più a lungo e meglio, con un’alta percentuale di centenari e una bassa presenza di persone affette da malattie croniche. Se confrontiamo queste aree con quelle caratterizzate da un’alta incidenza di obesità, in cui si muore relativamente presto per malattie cardiovascolari, diabete, sindrome metabolica, ma anche Alzheimer e altre malattie dell’invecchiamento, noteremo che la differenza più rilevante è sostanzialmente una: l’alimentazione.
Uno studio dell’Università di Washington ha messo in luce la dannosità dei cibi ultra trasformati a livello industriale. Questi prodotti non assicurano un apporto adeguato di fibre alimentari, vitamine e nutrienti, ma ci consegnano a un pericoloso aumento degli additivi alimentari, in particolare gli emulsionanti, tra i primi complici dell’obesità. Si tratta quindi di calorie vuote, che non danno energia, ma solo dipendenza dovuta a sostanze aggiunte che inibiscono il senso di sazietà. Le popolazioni i cui trend alimentari sono legati al basso consumo di carne, alto contenuto di fibre e alimenti minimamente trasformati presentano invece molte meno malattie croniche, tassi di obesità più bassi e aspettative di una vita più lunga e in salute.
I cibi ultra processati, sottoposti cioè a molteplici processi industriali sono quelli assolutamente da ridurre al minimo o evitare e includono: bevande zuccherate; succhi di frutta; snack confezionati dolci o salati; gelato preconfezionato; caramelle; margarine; biscotti, pasticcini e torte preconfezionati; barrette; bevande aromatizzate alla frutta; bevande al cacao;estratti di carne e pollo; salse “istantanee”; torte e pizze; pollame e pesce sotto forma di “pepite” o “bastoncini”; salsicce, hamburger e würstel industriali; zuppe, noodles e dessert “istantanei” in polvere e preconfezionati. Per dimagrire e stare bene, insomma, dobbiamo imparare di nuovo il valore del cibo preparato in casa.
(Sintesi redatta da: Miuccio Angela)