Il giornalista e scrittore britannico Austen Ivereigh ha intervistato il Papa su come sta vivendo questa Quaresima e questa Pasqua straordinarie. Come vive il suo isolamento e come si sta interrogando sul suo ruolo di guida della cristianità.
Le domande di Invereigh toccano anche il modo in cui la Chiesa si sta preparando al dopo pandemia e sollecitano un giudizio sull'azione dei Governi e su ciò che si può trarre di buono per il futuro delle società. Le risposte spaziano da particolari dell’isolamento vissuto della vita quotidiana a Santa Marta a riflessioni profonde e generali che investono questo momento storico. Offrono spunti di riflessione profonda, in modo particolare nella Settimana più importante dell’anno per i cristiani.
Come vive il Papa, in questo momento di crisi, la sua dimensione spirituale?
La sua preoccupazione più grande è come stare più vicino al popolo di Dio e aggiunge: “ Questo è il significato della Messa delle sette di mattina in live streaming, seguita da molti che si sentono accompagnati; come pure di alcuni miei interventi e del rito del 27 marzo in piazza S. Pietro”.
Come vede il Papa la missione della Chiesa in questo momento?
Il Pontefice cita, fra l'altro,“I promessi Sposi” e risponde che “Il cardinale Federigo è un vero eroe di quella peste a Milano. In un capitolo, tuttavia, si dice che passava salutando la gente, ma chiuso nella lettiga, forse da dietro il finestrino, per proteggersi. Il popolo non ci era rimasto bene. Il popolo di Dio ha bisogno che il pastore gli stia accanto, che non si protegga troppo" . E aggiunge : “La creatività del cristiano deve manifestarsi nell’aprire orizzonti nuovi, nell’aprire finestre, nell’aprire trascendenza verso Dio e verso gli uomini, e deve ridimensionarsi in casa. Non è facile stare chiusi in casa". E cita un verso dell'Eneide che "nel contesto della sconfitta, dà il consiglio di non abbassare le braccia. Preparatevi a tempi migliori, perché in quel momento questo ci aiuterà ricordare le cose che sono successe ora. Abbiate cura di voi per un futuro che verrà. E quando questo futuro verrà, vi farà bene ricordare ciò che è accaduto".
Come vede il Papa il ruolo dei Governi ?
“Alcuni governi - dice il Papa - hanno preso misure esemplari, con priorità ben definite, per difendere la popolazione. Ma ci stiamo rendendo conto che tutto il nostro pensiero, ci piaccia o non ci piaccia, è strutturato attorno all’economia. Si direbbe che nel mondo finanziario sacrificare sia normale". Una politica della cultura dello scarto che, per il Papa, è stata anticipata da Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae ma che oggi si ripropone in immagini come quella del parcheggio di Las Vegas dove sono stati messi in quarantena i senzatetto. “E gli alberghi erano vuoti. Ma un senzatetto non può andare in un albergo. Qui la si vede all’opera, la teoria dello scarto”.
Come la crisi può portarci a rivedere i nostri modi di vivere, a una conversione ecologica e a società ed economie più umane?
Il Papa cita qui un proverbio spagnolo: " 'Dio perdona sempre, noi qualche volta, la natura mai'. Non abbiamo dato ascolto alle catastrofi parziali. Chi è che oggi parla degli incendi in Australia? E del fatto che un anno e mezzo fa una nave ha attraversato il Polo Nord, divenuto navigabile perché il ghiaccio si era sciolto? Chi parla delle inondazioni? Non so se sia la vendetta della natura, ma di certo è la sua risposta" e aggiunge che "ogni crisi è un pericolo, ma è anche un’opportunità. Ed è l’opportunità di uscire dal pericolo. Oggi credo che dobbiamo rallentare un determinato ritmo di consumo e di produzione (Laudato si’, 191) e imparare a comprendere e a contemplare la natura. E a riconnetterci con il nostro ambiente reale. Questa è un’opportunità di conversione".
Invereigh chiede infine al Papa “un messaggio particolare per gli anziani isolati, i giovani rinchiusi, e per chi si impoverisce a causa della crisi”.
“Lei mi parla di anziani isolati. Solitudine e distanza. Quanti anziani hanno figli che non vanno a trovarli nei tempi normali!" risponde Francesco, e ricorda episodi della sue visite alle case di riposo di Buenos Aires.
“E ciò nonostante gli anziani continuano a essere le radici. E devono parlare con i giovani. Questa tensione tra vecchi e giovani deve sempre risolversi nell’incontro. Perché il giovane è germoglio, fogliame, ma ha bisogno della radice; altrimenti non può dare frutto. L’anziano è come la radice. Agli anziani di oggi voglio dire: so che sentite la morte vicina e avete paura, ma volgete lo sguardo dall’altra parte, ricordate i nipoti e non smettete di sognare. È questo che Dio vi chiede: di sognare (Gioele 3,1).
Molte persone oggi hanno perduto o stanno per perdere tutto per la crisi:" sono i defraudati di oggi che si aggiungono a tanti spogliati di sempre" dice il Pontefice e aggiunge: " Che senso ha per me, oggi, questo perdere tutto alla luce del Vangelo? Entrare nel mondo degli "spogliati", capire che chi prima aveva adesso non ha più. Quello che chiedo alla gente è di farsi carico degli anziani e dei giovani. Di farsi carico della storia. Di farsi carico di questi defraudati”.
Cita Virgilio, il Papa, quando Enea, sconfitto a Troia, sceglie non di uccidersi ma di allontanarsi dalla guerra e dice: "Mi rassegnai e sollevato il padre mi diressi sui monti" . Questo è l'invito che Francesco ci rivolge oggi: "prendere le radici delle nostre tradizioni e salire sui monti".
L’intervista è stata pubblicata l'8 aprile in simultanea su The Tablet (Londra) e Commonwealt (New York). ABC offre il testo originale in spagnolo e La Civiltà Cattolica in italiano.