Gli ultimi numeri dell’Istat e di Eurostat mostrano un vero e proprio paradosso: in Italia aumentano i posti di lavoro e diminuisce il Pil. Per l’ Istat, il numero di occupati ha raggiunto il livello dei 23.250.000 ( più o meno come nel 2007 prima della crisi). Per tasso di occupazione però solo Trento raggiunge la media dell’Unione europea ( 67,6 persone su cento). La media italiana è del 58,7 (in Romania siamo al 64%, in Bulgaria al 69, in Germania e nel Regno Unito al 75). In Campania, Sicilia e Calabria (dove lavorano quattro persone su dieci)conquistiamo, per tasso di occupazione, gli ultimi tre posti della classifica su 250 Regioni europee. Se consideriamo la fascia di età 25 – 30 anni e la confrontiamo con quella tra i 50 e i 59 anni (per non “sporcare” il dato chi è stato “costretto” a rimanere al lavoro dalle riforme pensionistiche), nel 2007 il tasso di occupazione dei giovani era del 59%, mentre quello dei cinquantenni era molto inferiore, al 48%. Oggi i numeri sono rovesciati, i cinquantenni hanno un tasso di occupazione medio del 68% (superiore alla media europea)contro il 54% dei giovani. La rivoluzione tecnologica in atto ha avuto conseguenze impreviste: i robot non stanno facendo scomparire il lavoro, ma ne stanno riducendo il prezzo. La risposta dovrebbe essere un investimento in formazione e formazione permanente, trovando il modo di valorizzare gli anziani anche dopo l’età della pensione.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)