Secondo il Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza – il cartello tra 60 organizzazioni a vario titolo coinvolti nella rappresentanza o nella cura o degli anziani –l’iter attuativo della riforma sugli anziani è stato travagliato: per la mancanza di risorse significative investite, i limiti stringenti chiesti dal Mef e per l’impostazione normativa che non avrebbe dato avvio a un immediato cambiamento né avrebbe gettato le basi per la futura costruzione di un sistema diverso. Tanto che la conferenza delle Regioni ha mantenuto il giudizio negativo e i rapporti del Governo con tutte le parti coinvolte si sono fatti tesi e improduttivi.
Fra gli esperti del Patto il giudizio è positivo solo per «le indicazioni di sicura utilità riguardanti le valutazioni della condizione di non autosufficienza dell’anziano», ma in generale il «decreto non prevede la riforma dell’assistenza agli anziani mancando quel riordino complessivo del settore, previsto dal Pnrr, obiettivo della riforma attesa in Italia da oltre 20 anni». Al suo posto «un testo ricco di dichiarazioni di principio, esercizi definitori e rimandi ad altre normative destinato a lasciare sostanzialmente immutate le politiche di assistenza agli anziani».
Due gli aspetti fondamentali che dimostrerebbero l’inefficacia dell’attuazione della legge delega, a partire dall’obiettivo centrale della riforma: migliorare i servizi domiciliari. Nel passaggio dalla Legge delega al decreto attuativo, per il Patto, viene cancellata la prevista riforma dell’assistenza a casa. Si sarebbe dovuto introdurre un modello di servizi domiciliari specifico per la non autosufficienza, oggi assente nel nostro Paese. Rimane, invece, solo il coordinamento tra gli interventi sociali e sanitari erogati dagli attuali servizi domiciliari mentre sono assenti aspetti decisivi quali la durata dell’assistenza fornita e i diversi professionisti da coinvolgere.
La seconda grande questione è quella della prestazione universale che doveva riformare e integrare l’indennità di accompagnamento. La riforma invece non c’è e viene aggiunto un intervento temporaneo per il biennio 2025-2026 di 850 euro mensili per gli ultra 80enni fino a 6mila euro di Isee. Viene così introdotto il principio che si può fruire dell’assistenza per la non autosufficienza solo se, oltre a trovarsi in questa condizione, si è poveri mentre, conclude il Patto, attraverso il welfare è necessario sostenere anche le classi medie.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)