Nel corso del 2021 l'Associazione Nestore ha coordinato una ricerca con ragazzi e ragazze dell’Istituto Gentileschi di Milano sul loro vissuto durante il lungo periodo segnato dal Covid.
Tra i diversi temi trattati nel questionario, composto da domande sia a risposte chiuse che a risposte aperte, è emerso il ruolo centrale assunto nella maggior parte dei casi dalla famiglia. Questa è risultata quasi "riscoperta" nel suo essere ambito di solidarietà e di sostegno. Un tema in particolare spicca fra gli altri, ovvero come la pandemia e il conseguente distanziamento sociale abbiano inciso sulle loro relazioni con i nonni.
Dalle risposte alla domanda "chiusa" relativa al modificarsi o meno di tale relazione, è emerso che nel 60% dei casi i rapporti non sono cambiati, nel 18% sono migliorati, nel 24% peggiorati. Dati, ad una prima lettura, più problematici di quelli relativi ai rapporti con i genitori, immutati nel 44% dei casi, migliorati nel 38%, peggiorati nel 18%. Se è abbastanza comprensibile che il protrarsi della contiguità con i genitori, per tutto il giorno e per tanti giorni di seguito, possa aver talvolta comportato un peggioramento dei rapporti, può sorprendere che tale problematicità si sia estesa, anzi sia stata più frequente, per i nonni.
È interessante dunque esplorare meglio, attraverso le risposte date alle domande aperte, i motivi per cui non pochi abbiano dichiarato un peggioramento e perché i rapporti con i nonni sono cambiati in peggio. Infatti, quelli di gran lunga più frequenti sono: “Non-ci-vediamo-più”, “Mi mancano”, “Mi-manca-abbracciarli”, “Mi-manca-non-vederli”, “Non-posso-visitarli-perché-lontani”, “Non-li-vedo-per-non-contagiarli” “Sto-male-perché-non-li-vedo”, “Mi-manca-il-tempo-con-loro”.
Sono frasi in cui la parola più ricorrente, nelle sue diverse sfumature, è "mancanza", seguita dalla preoccupazione per le condizioni di salute dei nonni e dalla paura di contagiarli. Vale a dire che quello che, nella risposta "chiusa", viene fatto rientrare nella modalità "peggioramento" non è legato, come nel caso dei rapporti con genitori, ad un "eccesso" di contiguità e dalle conseguenti tensioni, se non conflitti, ma, al contrario, alla "carenza" di tale contiguità, dal venir meno della sua quotidianità e fisicità.
Nel loro insieme queste risposte ben suggeriscono la rilevanza che in molti casi i nonni hanno per i nipoti, non solo durante la loro infanzia quando spesso si trascorre assieme molto tempo, come nei pomeriggi, se i bambini sono malati o per altri motivi non possono andare a scuola, o durante le lunghe estati senza attività gratuite o semigratuite previste per i minori i cui genitori lavorano.
(Sintesi redatta da: Righi Enos)