Il 25% della velocità di invecchiamento è legato ai geni ma il resto dipende dall’ambiente, ovvero da elementi legati allo stile di vita tra i quali la capacità di gestione dello stress. Morgan Levine dell’Università di Yale ed Eileen Crimmins dell’Università di Los Angeles, analizzando come sono cambiati i meccanismi dell’invecchiamento biologico negli ultimi vent’anni, hanno scoperto che soprattutto grazie alle terapie sempre più avanzate, in grado di mantenere più a lungo un buon funzionamento di cellule, tessuti e organi, l’età «reale» dell’organismo si sta man mano scostando da quella cronologica e oggi si può affermare che «i sessanta sono i nuovi cinquanta».
Tra i fattori su cui si può agire, ci sono una dieta sana, il movimento regolare, relazioni sociali appaganti: avere buoni rapporti con gli altri allunga letteralmente la vita. Misurare l’età biologica però non è facile come chiedere la carta d’identità. Online si trovano innumerevoli test che tengono conto dei fattori più disparati, dalla genetica alla psicologia, dai parametri clinici alle abilità cognitive, però Ungar invita a diffidare: organi diversi, per esempio, possono invecchiare a un ritmo differente e così esistono test scientificamente validati per stimare quanto siano invecchiati i vasi sanguigni o altri che valutano la capacità cognitiva, ma i test generali online di solito sono poco indicativi.
È vero pure per quelli che misurano i cambiamenti chimici del Dna legati all’invecchiamento, usati dai ricercatori statunitensi per dimostrare che recuperare dagli stress aiuta a ringiovanire le cellule. Si trovano anche in vendita sul web per qualche centinaio di dollari ma Steve Horvath, uno degli autori, avverte che ad oggi non sono utili per una persona media, non è possibile trarne raccomandazioni specifiche per ciascuno ma solo le indicazioni già note per mantenersi giovani a lungo: non fumare, non essere in sovrappeso, mangiare vegetali, fare esercizio.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)