Grazie ai vaccini, la vita è ricominciata anche nelle Rsa. In quasi tutte le 4mila strutture residenziali per anziani, rimaste chiuse per una quindicina di mesi durante la fase più critica della pandemia, sono tornate nella normalità le visite dei familiari e le attività con i volontari esterni. Qualche micro-focolaio si è riacceso, ma si tratta di casi sporadici (in Europa va molto peggio, l’Ecdc ha lanciato un allarme proprio nelle ultime ore su una ripresa dei contagi), determinati dalla variante Delta.
«Non dobbiamo dimenticare che il vaccino protegge dai casi più gravi, dalle intubazioni e dalla morte – precisa Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione di psicogeriatria – e al tempo stesso non dobbiamo essere impreparati a una possibile nuova ondata nelle Rsa in autunno». Trabucchi si dichiara contrario all’ipotesi di nuove chiusure totali, che sarebbero devastanti, ma propone di non creare luoghi tristi aperti all’angoscia e alla depressione. Dei circa 400mila degenti delle Rsa italiane, solo lo 0,31%) non ha ricevuto il vaccino. E si calcola che il 5% circa degli operatori sanitari si sia rifiutato, finora, di sottoporsi al tratta-mento.
«Quei pochi dipendenti che non hanno aderito alla campagna vaccinale sono stati messi in ferie o in cassa integrazione – precisa Franco Massi, presidente Uneba, – e, scaduti i termini, si provvederà a metterli in congedo senza assegni: perché chi lavora nelle Rsa deve essere vaccinato». Giorno dopo giorno per Massi le strutture diventano sempre più sicure e ora sono in attesa di ricevere precise disposizioni anche sull’uso del “lasciapassare”, chiedendo che il green pass sia richiesto anche per regolare gli ingressi nelle strutture. «La riapertura stabilita dalla circolare di maggio metteva fine al lungo periodo di isolamento di migliaia di anziani non autosufficienti – denuncia però la portavoce di Senior Italia Federanziani, Eleonora Selvi – ma dobbiamo registrare che ancora oggi troppo spesso le strutture ignorano le nuove indicazioni, e i soliti limiti organizzativi impediscono di tornare a una vita normale. Ospiti e parenti aspettano col fiato sospeso il rinnovo dell’ordinanza, domandandosi cosa succederà».
Federanziani chiede pertanto che sulle riaperture non si torni indietro ma si facciano passi avanti, dando regole più stringenti alle direzioni delle strutture, che non possono frapporre nuovi ostacoli alle visite. In effetti, però, la situazione è eterogenea perché se la maggior parte delle Rsa ha preso le precauzioni necessarie c’è ancora molto da fare con personale spesso insufficiente: bisogna procedere con le vaccinazioni anche in previsione di una recrudescenza del virus dopo l’estate, e rendere obbligatorio il Green pass, come richiede anche Anaste. Perché l’emergenza non è ancora finita.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)