Uno studio britannico, firmato dall’Nihr, l’Istituto nazionale per la ricerca sulla salute del Leicester Biomedical Research Center (Regno Unito) e pubblicato sul Mayo Clinic Proceedings, stima gli effetti dell'abitudine di procedere a passo spedito: fino a vent'anni in più in termini di aspettativa di vita. La ricerca ha messo sotto la lente quasi 475mila persone britanniche (52 anni d’età media), i cui dati sono stati estratti dalla Biobanca del Regno Unito.
Indagini precedenti avevano mostrato l’impatto del fitness, o del peso, sulla mortalità in termini di rischio relativo. Al contrario, spiega Francesco Zaccardi, epidemiologo clinico al Centro per il diabete di Leicester, «non è sempre semplice interpretare il concetto di rischio relativo. Invece parlare di aspettativa di vita è più facile da interpretare e fornisce un’idea migliore dell’importanza, separata e al contempo unita, dell’attività fisica e dell’indice di massa corporea». I partecipanti che erano soliti fare delle passeggiate veloci hanno mostrato un’aspettativa di vita fra 86,7 e 87,8 anni per le donne e 85,2 e 86,8 per gli uomini. Al contrario, chi era abituato a camminare a ritmi ridotti ha fatto segnare un’aspettativa di vita ridotta, e di molto: 72,4 anni per le donne e addirittura 64,8 per gli uomini. In sostanza significa che camminare velocemente può portare in dote alla propria esistenza fino a 15/20 anni in più. Forse vale la pena rivedere i propri ritmi. E darsi una mossa, pur rimanendo nell’ambito delle proprie possibilità ed evitando infortuni. Molti esperti, per esempio, consigliano di iniziare con 10 minuti di camminata veloce al giorno e aggiungerne cinque ogni settimana.
(Fonte: tratto dall'articolo)