La delimitazione della "colpa grave" per la responsabilità medica in tempi di pandemia fa tirare un sospiro di sollievo al settore delle Rsa, tra i più colpiti dalla prima ondata di Covid in corsia e tra i più bersagliati in sede giudiziaria. "Nonostante la giurisprudenza e prima ancora l’orientamento di molte Procure siano ormai univoci - dice l’avvocato Gianluca Maris - nel senso di aver già consolidato e anticipato nei fatti il principio della “colpa grave”, la novella legislativa è senz’altro importante. Neutralizzare dal punto di vista penale le condotte non gravemente censurabili disinnesca inoltre per le aziende coinvolte il rischio 231 (la responsabilità “penale” dell’ente), ed è senz’altro un bene".
Il parziale “colpo di spugna” lascia ovviamente ai margini i fatti dolosi o gravemente colposi ma anche la fattispecie di epidemia (articolo 438 del Codice penale). Si tratta però, in questo caso residuale, di un delitto di pericolo mediante frode che appare davvero difficilmente configurabile nel contesto di pandemia dell’ultimo anno e applicato inoltre a strutture sanitarie.
L’intervento benevolo del legislatore in tema di responsabilità medico/infermieristica non basta comunque a ristorare uno degli anelli più deboli della filiera assistenziale, quello delle Rsa appunto. Una filiera che conta 280mila posti letto e che ha subìto un evidente tracollo: in un anno infatti sono stati persi oltre 2 milioni di posti letto/giorno, per l’equivalente di oltre 200 milioni di mancate entrate. Senza considerare che la problematica dell’assunzione infermieristica ospedaliera sta mettendo in crisi il mondo delle Rsa e dei servizi territoriali in genere.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)