Secondo uno studio epidemiologico pubblicato sulla rivista JNCI Cancer Spectrum nel 2019, oltre il 5 per cento dei tumori del colon-retto diagnosticati negli Stati Uniti nel 2015 sarebbe da ricondurre a una dieta inadeguata. Considerando i numeri italiani, ciò vuol dire che soltanto nel 2020 sarebbe stato possibile evitare oltre 2.200 nuove diagnosi (su 43mila complessive) intervenendo sulle abitudini alimentari. Ma nella realtà, secondo gli esperti, i numeri potrebbero essere anche più elevati. Come ha sempre affermato Umberto Veronesi, la tavola è il primo luogo in cui far prevenzione. Anche in ambito oncologico. Questo perché il cibo che introduciamo tutti i giorni va a costruire le cellule, i tessuti e gli organi. E le singole molecole di origine alimentare influiscono sullo stato di infiammazione generale, sulla proliferazione cellulare e sui meccanismi di riparazione che prevengono le mutazioni nocive del codice genetico cellulare.
«Il messaggio che emerge da questo studio è chiaro: la dieta è una leva su cui agire per prevenire la comparsa di questa malattia», afferma Elena Dogliotti, biologa nutrizionista e membro della supervisione scientifica di Fondazione Umberto Veronesi. Quella maggiormente associata a un'alimentazione preventiva è la dieta mediterranea. Questo insieme di abitudini consiste principalmente nel favorire determinati alimenti (cereali integrali, verdure e frutta fresca, legumi, olio extravergine di oliva, frutta secca e semi, pesce) e nel limitarne altri (bevande alcoliche, carni lavorate, carni rosse, dolciumi). Indicazioni confermate anche dalla ricerca statunitense, che ha evidenziato come i fattori dietetici a maggiore impatto sul rischio di ammalarsi di tumore del colon sono rappresentati dallo scarso consumo di cereali integrali e di latticini (elementi chiave per una dieta mirata a prevenire l'insorgenza delle malattie oncologiche), bilanciato dagli apporti sopra la media di carni processate (dagli insaccati alle salsicce e i wurstel). Scelta, quest'ultima, che potrebbe trovare spazio sul manifesto di una dieta di tipo occidentale, oggi ritenuta una delle possibili cause dell'aumento delle diagnosi che da anni si registra anche tra i giovani adulti (negli Stati Uniti).
(Fonte: tratto dall'articolo)