Uno studio di Tecnè realizzato per la Fondazione Di Vittorio (l’Istituto nazionale della Cgil per la ricerca storica, economica, sociale e della formazione sindacale), ha rivelato che il sostegno offerto dagli anziani alle loro famiglie vale tra gli 8 e i 10 miliardi, un importo superiore al reddito di cittadinanza.
Sono tre i numeri usciti dallo studio che ci devono far riflettere: 6 milioni di anziani aiutano economicamente il proprio entourage familiare, pari al 35,7% dei pensionati, un vero e proprio ammortizzatore economico. Il secondo numero invece riguarda il milione e mezzo di pensionati che, per andare avanti, necessitano di un aiuto economico, sporadico o costante; anche qui il supporto viene dalle famiglie.
Secondo i ricercatori si parla qui di ulteriori 2-3 miliardi di euro che contribuiscono al formarsi di una vera e propria economia circolare senza la quale aumenterebbe enormemente il fattore povertà all’interno del Paese. Infine il terzo numero, quello che mette in luce una situazione ancora più grave: 3 milioni di pensionati (1 su 5) convivono con persone non autosufficienti, e qui la situazione varia di drammaticità a seconda della situazione economica. L’assistenza ha un’incidenza del 9,7% nelle famiglie benestanti e arriva a pesare il 21,5% in quelle più povere. Più di nove pensionati su dieci non ritengono adeguata la risposta del servizio pubblico e l’83,5% è convinto che debba essere lo Stato, attraverso la fiscalità generale, a farsi carico del sostegno alle famiglie «Questi numeri - spiega Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi-Cgil - dimostrano il ruolo chiave svolto dai pensionati nella società italiana».
Il problema, però, nasce dal fatto che questo ruolo spesso non viene riconosciuto dalla politica. I pensionati, infatti, pur rappresentando in termini numerici un terzo del paese, si sentono invisibili, sottovalutati, e questo contribuisce a creare in loro un sentimento pessimista. Per questo hanno organizzato una manifestazione a Roma, prevista per il 16 novembre, nella quale chiederanno al Governo di fare di più per la categoria, in primo luogo rivalutando le pensioni. Esiste concretamente il rischio che, a forza di ridurre il potere d’acquisto delle pensioni, si vada verso un progressivo impoverimento che potrebbe far saltare questa forma di welfare familiare aprendo potenziale conflitto generazionale. E di nuovo torna a galla preponderante un senso di sfiducia verso il futuro. Dalla ricerca, infatti, emerge più di un quinto del campione che si dice convinto che ci sarà un ulteriore peggioramento nelle condizioni economiche di anziani e pensionati. Se questo è il comune sentire degli intervistati si spiega anche perché il 91,2% sia convinto che la sua condizione personale non cambierà oppure si modificherà di poco in futuro.
(Fonte: La Stampa)