(function() { var ga = document.createElement('script'); ga.type = 'text/javascript'; ga.async = true; ga.src = ('https:' == document.location.protocol ? 'https://' : 'http://') + 'stats.g.doubleclick.net/dc.js'; var s = document.getElementsByTagName('script')[0]; s.parentNode.insertBefore(ga, s); })();
Iscrizione newsletter Chiudi

Registrati alla Newsletter, per essere sempre aggiornato.

* Campo obbligatorio

Indirizzo Email

*

Nome

Cognome

Tipologia Utente:

*
*
Carta d'Identità Centro Studi 50&Più Chiudi

In Irlanda per combattere il Parkinson a passo di danza

La Repubblica, 31-05-2016, p.37

Daniele Volpe, neurologo e musicista, in estate suona nei pub in Irlanda. Una sera, durante una sua esibizione, vede entrare un signore, in cui riconosce i segni del Parkinson, che si appoggia a un bastone. Ricorda il neurologo: «Poi, improvvisamente, lascia il bastone vicino a una sedia e comincia a ballare. Il passaggio dai piccoli passi tremolanti, tipici di chi ha questa malattia, ai passi complicati e saltellanti delle danze tradizionali irlandesi è stato davvero repentino. Non sembrava davvero fosse la stessa persona». Da qui l’idea di provare in maniera scientifica l’efficacia di questo tipo di danza per i pazienti parkinsoniani. «Tornato in Italia, ho svolto uno studio che ha messo a confronto gli effetti di una riabilitazione standard con quelli prodotti dalla danza irlandese, dimostrando che in entrambii casi non ci sono rischi per i pazienti e che le abilità motorie migliorano. Ma che la danza irlandese riesce a ottenere maggiori risultati nel superare il cosiddetto freezing, cioè l’incapacità di iniziare il movimento, l’equilibrio e la disabilità motoria », spiega Volpe, che è anche responsabile del reparto di Medicina Riabilitativa della casa di cura Villa Margherita di Arcugnano. La musica irlandese ha un ritmo profondo, che agisce sul sistema nervoso centrale, come uno stimolo neurosensoriale che scatena il movimento. Dopo che lo studio italiano ne ha dimostrato l’efficacia, in tutto il mondo sono partite le sperimentazioni. Suggerisce Nicola Modugno, neurologo all’Ircss Neuromed di Pozzilli «Nel Parkinson è come se il ritmo interiore, quel metronomo innato che scandisce tutti i nostri movimenti, fosse inceppato. Per farlo ripartire abbiamo bisogno di uno stimolo esterno, come per esempio una musica». Per questo vengono usati per aiutare i malati diversi tipi di ballo, il teatro o le arti marziali. «Purtroppo spesso i benefici sono limitati a quando si eseguono queste attività, ma con il tempo i pazienti possono imparare strategie per gestire i momenti di blocco, magari pensando a una musica o a ballare».

(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)

TORNA ALLA PAGINA PRECEDENTE     AGGIUNGI AI PREFERITI     I MIEI PREFERITI
Autore (Cognome Nome)
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2016
Pagine37
LinguaItaliano
OriginaleNo
Data dell'articolo2016-05-31
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
FonteLa Repubblica
Subtitolo in stampaLa Repubblica, 31-05-2016, p.37
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)
Volume
Approfondimenti
Parole chiave: Danza, canto, recitazione, musica Malattia di Parkinson Ricerca