Anche gli uomini iniziano ad avere un rapporto con l’urologo, anche se meno assiduo di quello delle donne con il ginecologo. Grazie a questo sono sempre di più i pazienti con ipertrofia prostatica che arrivano dal medico prima che la ghiandola sia troppo grande e provochi i maggiori problemi. Oltre allo stile di vita sano, Francesco Montorsi, direttore dell’Unità di urologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano suggerisce di sottoporsi all’esame del Psa nel sangue già intorno ai quarant’anni (soprattutto per chi ha familiarità), quando la prostata di solito non è ancora ingrossata, così da poter meglio monitorare un eventuale cambio della situazione. Come aggiunge Giorgio Guazzoni, responsabile dell’Unità di urologia e andrologia dell’Humanitas Research Hospital di Rozzano, i controlli servono anche per spiegare ai pazienti a quali sintomi prestare attenzione. Non basta però il solo test del Psa per valutare la presenza di un eventuale cancro, perché esistono tumori con Psa basso; e bisogna interpretare bene il test, perché il rischio è di trovare neoplasie “indolenti”che non daranno mai problemi clinici, e di aggredirle con interventi che potrebbero essere evitati.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)