Sono circa 4,2 milioni gli over 65 che all’anagrafe costituiscono un nucleo unipersonale. E in base alle previsioni Istat di progressivo invecchiamento della popolazione, in futuro potrebbero solo aumentare. La percentuale di presa in carico da parte dei servizi è molto bassa: su 3,9 milioni di non autosufficienti solo il 6,9% ha trovato risposta in una RSA, il 21,5% tramite l’assistenza domiciliare.
"Solitamente questi servizi vengono fruiti da anziani che hanno già una rete familiare forte, mentre le persone sole sono spesso escluse", racconta Elisabetta Notarnicola, coordinatrice dell’Osservatorio Long Term Care presso il Cergas Sda Bocconi. "Sia per ragioni economiche - spiega -, perché la presenza di una rete familiare garantisce maggiormente la possibilità economica di attivare servizi a pagamento, purtroppo costosi, sia perché l’accesso ai servizi implica procedure e decisioni che un anziano solo difficilmente prende, anche per la maggiore reticenza".
Il rischio, quindi, è che un maggior numero di anziani soli si traduca in una quota maggiore di persone non raggiunte dai servizi socio-assistenziali. Con lo scopo di contrastare la solitudine degli anziani, presto dovrà intervenire una delle deleghe affidate al Governo con la legge n. 33/2023 (criterio esplicitato all’articolo 2), approvata a marzo dal Parlamento.
La riforma, tutta da attuare, si propone di incentivare la dignità e l’autonomia delle persone anziane, l’invecchiamento attivo e la prevenzione della fragilità. Gli indirizzi generali verranno elaborati dal Comitato Interministeriale per le Politiche in favore della Popolazione Anziana (Cipa), presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
(Sintesi redatta da: Righi Enos)