Garantire la continuità delle cure, la presa in carico della cronicità ed una migliore accessibilità alle prestazioni, anche nei territori montani o con caratteristiche di zona disagiata, sono gli obiettivi della nuova proposta di legge regionale sulla riorganizzazione della Medicina territoriale in Piemonte presentata in conferenza stampa dal presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio e dall’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi.
La legge riconosce all’Assistenza Primaria il ruolo cardine dell’assistenza territoriale, potenziando le attuali forme associative di “medicina di gruppo” e “medicina di “rete” della Medicina Generale.
Secondo la Regione, i medici che sceglieranno di lavorare in una di queste due modalità associative potranno essere supportati da personale di studio.
In particolare, il 60% dei medici potrà disporre di personale di segreteria (oggi sono il 43%) e il 40% di personale infermieristico (oggi sono il 19%). La modalità di lavoro in gruppo consente le maggiori sinergie e nel contempo la maggior soddisfazione per i cittadini, che trovano così un’offerta di prestazioni allargata, comprese le proposte di medicina proattiva, e un medico disponibile per più ore mattino e pomeriggio.
Nei territori molto ampi, con popolazione scarsa e ambulatori medici più dispersi, invece, la scelta migliore potrà essere la medicina in rete, che non prevede l’obbligo di una sede unica, consentendo ai medici in rete di mantenere i loro ambulatori, per non compromettere la capillarità dell’assistenza e favorire l’accessibilità agli assistiti.
Può essere prevista una sede di riferimento (preferibilmente messa a disposizione dall’Azienda sanitaria locale) nella quale svolgere interventi programmati (per esempio, medicina di iniziativa per i medici, oppure vaccinazioni per i pediatri) o all’interno della quale prevedere una presenza a rotazione, se necessario al raggiungimento della copertura oraria eventualmente prevista.
A supporto delle forme organizzative complesse della medicina generale, viene istituita la figura dell’infermiere di comunità per lo sviluppo dell’assistenza proattiva mediante la costituzione di team di presa in carico.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)