Pubblicati i risultati dell’indagine sulla casa di riposo longaronese alle prese con le conseguenze psicologiche ai tempi del Covid.
Si tratta di uno dei primi studi del genere svolti a livello provinciale in una struttura che fortunatamente finora non ha riscontrato alcun contagio. Gli intervistati sono stati 108, a cura della psicologa del centro Vanessa D’Alpaos in collaborazione con l’assessore al sociale e vicesindaco Ali Chreyha. «L’isolamento di questi mesi», si legge nella relazione condivisa da Amministrazione e azienda speciale, «derivato dalle restrizioni imposte alla libertà individuale e alle relazioni interpersonali, nasce da una repentina esigenza di tutelare la popolazione dal pericolo di contagio e morte. Ci sono state varie ripercussioni, a seconda della tipologia degli ospiti. L’assenza dei familiari a volte è diventata anche perdita dell’orientamento personale; c’è stata anche la paura diffusa del contagio, in alcuni casi accentuata dall’esposizione ai mass media come tv o giornali.
Negli anziani cognitivamente integri la reazione all’assenza dei familiari è stata immediata e subitanea, con manifestazioni depressive che hanno portato ad una perdita di energia, di voglia di mettersi in gioco, di partecipazione alla vita sociale di comunità».
Quali sono gli strumenti messi in campo per contrastare questi fenomeni? «Le nuove tecnologie», è la conclusione del rapporto di indagine, «dai telefoni cellulari con l’uso di Whatsapp alle piattaforme video come Skype possono aiutare a limitare i danni causati dalle limitazione dei contatti relazionali, garantendo il mantenimento di supporti psicologici già avviati o l’opportunità di attivarne di nuovi in caso di necessità. In futuro gli interventi dovranno inevitabilmente rimodularsi e riadattarsi alle esigenze attuali per includere interventi specifici collegati allo stato di emergenza che caratterizza questo periodo storico».
(Fonte: tratto dall'articolo)