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Valsania Marco, Veronese Luca

India e Africa rincorrono il dividendo demografico

Il Sole 24 ore, 30-09-2023

Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, nel 2050, gli over 65 costituiranno quasi il 40% della popolazione in alcune parti dell’Europa e dell’Asia orientale. Per Mikko Myrskyla, direttore del Max Planck Institute for Demographic Research, questi cambiamenti ci trovano impreparati, non perché imprevedibili, ma perché, dal punto di vista politico, comportano una risposta complessa. Gli stessi esperti dell’Onu prevedono che gli standard di vita e molte conquiste del welfare che nei Paesi a reddito più elevato vengono ormai date per acquisite - pensioni, età pensionabile, sanità - dovranno essere riviste per diventare sostenibili.

Così come andranno ripensate le politiche sui migranti. L’invecchiamento si trasforma in un problema per le economie avanzate di oggi, che perderanno inevitabilmente peso nel Pil globale. Mentre l’aumento della popolazione attiva può aprire grandi opportunità per i Paesi a basso reddito: l’India, il Sud-Est asiatico, parte dell’Africa e del Medio Oriente potrebbero riuscire a cogliere il dividendo demografico che viene dai giovani, o meglio dalla quota elevata di persone al lavoro rispetto ai pensionati a carico.

“Ma il dividendo non è automatico. I Paesi dell’Asia orientale che hanno sfruttato la leva demografica negli ultimi decenni disponevano di istituzioni e politiche valide”, spiega Philip O’Keefe, esperto di demografia della Banca mondiale in Asia, ricordando che altre parti del mondo, come l’America Latina, pur avendo una composizione della popolazione simile all’Asia orientale, non hanno visto la stessa crescita. Se un grande numero di giovani adulti non ha accesso al lavoro o all’istruzione, la stabilità viene minacciata.

A questo si aggiungono, in Africa ma non solo, problemi mai superati legati a corruzione, instabilità e guerre. Se preoccupa la quota di anziani da gestire in Giappone, Corea del Sud e Singapore o in Italia, che hanno livelli di reddito relativamente alti, altri Paesi come Cina e Vietnam sembrano avere iniziato un rischioso processo di invecchiamento senza avere prima raggiunto un benessere diffuso. Potrebbero infatti non avere le strutture, la coesione sociale ed economica, per reggere una simile trasformazione demografica.

Gli Stati Uniti e l’Australia potrebbero invece scampare al declino sfruttando i tassi di natalità leggermente più alti rispetto all’Europa e soprattutto una maggiore capacità di accogliere e integrare nuovi migranti: sia negli Stati Uniti che in Australia, si prevede che poco meno del 24% della popolazione avrà 65 anni o più anni nel 2050, una percentuale molto più alta di oggi, ma inferiore a quella della maggior parte dei Paesi europei e dell’Asia orientale, che sarà del 30%.

(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)

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Autore (Cognome Nome)Valsania Marco, Veronese Luca
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2023
Pagine
LinguaItaliano
OriginaleSi
Data dell'articolo2023-09-30
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
FonteIl Sole 24 ore
Subtitolo in stampaIl Sole 24 ore, 30-09-2023
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)
Volume
Approfondimenti
Valsania Marco, Veronese Luca
Attori
Parole chiave: Analisi demografica Crisi economica Longevità