In Italia si stimano 2 milioni di anziani con disabilità dei quali 700.000 mostrano una grave dipendenza; ciò rende indispensabile agire sui fattori di prevenzione della fragilità che rappresenta, in base alle indagini epidemiologiche, uno stato funzionale predittore di outcome (disabilità, cadute, ospedalizzazione, ecc.) superiore alla somma degli effetti attesi delle singole patologie. La fragilità è una condizione tipica della popolazione anziana; negli over 65 la sua prevalenza può variare tra il 15 e il 25%. Per questo, da almeno un decennio, si sono sviluppati strumenti di valutazione e misurazione della fragilità e ciò ha consentito di passare dalla elaborazione concettuale ad una misurazione oggettiva. Si possono distinguere strumenti di screening di popolazione e strumenti di approfondimento della fragilità nei soggetti in cui è stata già rilevata. Diverse sono le dimensioni della fragilità (fisica, psicologica e socio-economica) da indagare, ma l’unico strumento di cui esiste una versione italiana validata è il Tilburg Frailty Indicator. Quando la fragilità è accertata, il più utilizzato degli strumenti di approfondimento è lo Short Physical Performance Battery (SPPB), che ha dimostrato di poter correlare i rischi di perdita dell’autonomia, caduta, istituzionalizzazione e mortalità. L’interesse all’individuazione precoce di uno stato di fragilità deriva dal fatto che si tratta di una condizione reversibile. Il processo che porta alla fragilità, se precocemente individuato, può favorire il recupero e l’autonomia degli anziani fragili; se non vengono intrapresi specifici interventi, una ampia fetta di popolazione può diventare disabile. La prevenzione della fragilità e della sua progressione verso la perdita di autonomia si basa sulla promozione del movimento, sulla revisione del regime alimentare, sulla revisione di una eventuale polifarmacoterapia,sulla stimolazione di attività cognitive e di interazione sociale.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)