Una terapia farmacologica intensiva per abbassare la pressione arteriosa (BP), rispetto a un trattamento per un obiettivo BP meno stringente, sembra rallentare la progressione delle lesioni cerebrali sottocorticali alla risonanza magnetica (RM). Lo suggerisce uno studio randomizzato di 3 anni – denominato “INFINITY” - condotto su pazienti di età pari o superiore a 75 anni, presentato a New Orleans durante l'American College of Cardiology (ACC) 2019 Scientific Session. Peraltro – va detto subito - nessun miglioramento nei test cognitivi o nella mobilità è andato di pari passo con i miglioramenti osservati alla RM nei pazienti gestiti più aggressivamente, nei quali la terapia antipertensiva mirava a una pressione sistolica <130 mm Hg, rispetto a un target <145 mm Hg, guidato da monitoraggio BP ambulatoriale nelle 24 ore. È interessante notare che i pazienti trattati per raggiungere l'obiettivo inferiore hanno mostrato una riduzione del 76% dei principali eventi cardiovascolari (p <0,01) rispetto al gruppo a gestione meno intensiva.
(Fonte: tratto dall'articolo)