La crisi ha colpito tutta la popolazione, ma ha gravato maggiormente sulle fasce già deboli. I poveri in 6 anni sono passati dal 18 al 25 per cento della popolazione, ovvero da 11 a 15 milioni. E' quanto emerge dal Rapporto Inps 2014. Il 10 per cento più povero della popolazione ha sperimentato tra il 2008 e il 2013 una riduzione reale del proprio reddito vicino al 30%. Inoltre, la continua perdita di posti di lavoro e la mancanza di una vigorosa ripresa economica stanno aumentando i tassi di povertà anche per quei gruppi solitamente poco esposti a tale rischio, come le coppie senza figli, le persone tra i 40 ed i 59 anni e le famiglie del Nord Italia.
Le persone povere che nel 2013 hanno avuto difficoltà a mantenere l'abitazione sufficientemente calda sono aumentate di 12 punti percentuali rispetto al 2008 (dal 25 al 37 per cento), mentre la quota di persone povere che non riesce a permettersi una alimentazione adeguata e' aumentata di oltre 10,4 punti percentuali (dal 17 per cento al 28 per cento) cosi come e' in forte aumento la quota di persone povere che non riesce più a far fronte a spese impreviste anche di piccola entità. Nel 2013 il profilo di rischio e' invece diverso, la crisi economica ha, infatti, aumentato proporzionalmente di più i poveri nella fascia di eta' tra i 40 e i 59 anni(con incrementi percentuali di oltre il 70% nella fascia 50-59), mentre le persone già fuori dal mercato del lavoro, tipicamente le persone con più di 70 anni, sono quelle che hanno sofferto meno gli effetti della crisi.
La distanza tra i tassi di povertà tra Nord e Sud era nel 2008 di 24 punti percentuali (11% al Nord e 35% al Sud). Tra il2008 e il 2013 tale divario e' ulteriormente aumentato, arrivando a circa 30punti percentuali.
(Fonte: tratto dall'articolo)