L’Inps sostiene che tre passaggi-chiave investiranno i giovani italiani nei prossimi decenni:
1) nel 2032 più di un milione di sessantottenni (i baby boomers )lascerà il lavoro. Per quella data, nei reparti di maternità, ci saranno non più di 450 mila neonati l’anno in continuità con una tendenza costante da alcuni decenni;
2) nel 2044: anno del "sorpasso" fra giovani e anziani. Rispetto a vent'anni fa, avremo quasi 8 milioni di under 54 in meno e 6 milioni di over 65 in più che diventeranno un terzo di tutta la popolazione. L’invecchiamento dei baby boomers spezzerà tutti gli equilibri a cominciare da quello pensionistico. La spesa previdenziale raggiungerà il 16,3% del Pil (per Eurostat arriverà al 18,3%);
3) nel 2065: anno in cui i decessi (850.000) doppieranno le nascite (422 mila). L’effetto congiunto di invecchiamento e denatalità porterà la popolazione a ridursi dagli attuali 60 a circa 50 milioni (-7,1 milioni). L’età media nazionale raggiungerà i 50 anni e le donne toccheranno i 90 anni di speranza di vita. Nel 2065 si ridurrà la spesa pensionistica in rapporto al Pil. I baby boomers, dopo essere andati in pensione tra il 2020 e il 2040, passeranno a miglior vita. La Ragioneria Generale dello Stato, per descrivere questo fenomeno, usa testualmente l’espressione "progressiva eliminazione delle generazioni del baby boom".
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)