Ha riscosso un buon successo tra gli anziani la yerba buena, l’unica canapa ammessa dalla legge 242 del 2 dicembre 2016, grazie alla quale l’ansia, gli acciacchi e la depressione, magari per effetto placebo, ma per un po’ passano. Il Consiglio superiore di sanità circa un mese fa ha espresso un parere negativo sulla vendita di questi prodotti per un “principio di precauzione” poiché non è ancora provato che la Thc, la molecola responsabile degli effetti psicotropi, non possa far male a giovani o a donne incinta o che allattano, anche alle minime concentrazioni consentite dalla legge, dallo 0,2 allo 0,6%. Il grosso dei consumatori sono comunque le persone over 50, che lo prendono contro i doloretti o per dormire. Non è necessario fumarla, si può consumare sia vaporizzato nell’aerosol o bere come infuso o tisana. I produttori e i distributori si stanno attrezzando con prodotti come l’ olio di canapa per facilitare il sonno, con 3-4 gocce da mettere sotto la lingua prima di andare a letto. Secondo Luca Fiorentino, ventitreenne amministratore unico della Cannabidiol Distribution di Torino, si pensa che nel 2020 gli incassi di questi prodotti supereranno quelli delle bibite gassate. La prescrizione medica per la cannabis terapeutica è solo in casi di patologie gravi, ma spesso gli anziani la usano al posto degli psicofarmaci per placare i disagi dell’età, anche se i medici avvertono che anche a basse dosi, la Thc interferisce con tutti i farmaci di uso comune e aggrava qualsiasi malattia cardiaca e polmonare.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)