La demenza colpisce oggi decine di milioni di persone nel mondo ed oltre 1.2 milioni di pazienti in Italia, con costi enormi sul piano personale, affettivo e sociale. Anche solo riuscire a ritardare di qualche anno l’esordio e la progressione della demenza iniziando da subito le terapie e intervenendo precocemente sui fattori di rischio modificabili costituirebbe un gigantesco risparmio economico, oltre che una significativa riduzione delle sofferenze legate a questa terribile malattia.
AI-Mind è un progetto di ricerca europeo coordinato dall’Università di Oslo in Norvegia finanziato dalla comunità europea attraverso il grant agreement che sfruttando l’intelligenza artificiale scruterà la mente per scoprire chi potrebbe sviluppare l’Alzheimer, anche anni prima dell’esordio della malattia.
Il progetto di ricerca sarà condotto da un consorzio internazionale che vede coinvolti, tra gli altri, l’Istituto di Ricovero e Cura San Raffaele di Roma, con il prof. Paolo Maria Rossini e l’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma, con i professori Camillo Marra e Americo Cicchetti.
Queste tecniche digitali verranno integrate su di una piattaforma diagnostica di intelligenza artificiale in grado di fornire il livello di rischio individuale al fine di favorire un intervento terapeutico/riabilitativo precocissimo e personalizzato.
Una parte consistente di questo progetto europeo deriva da un progetto italiano Interceptor finanziato da AIFA e dal Ministero della Salute che da 3 anni è in corso per la definizione di un paradigma diagnostico avanzato per l’Alzheimer che utilizza biomarcatori innovativi e che utilizza un’architettura web-based.
(Sintesi redatta da: Righi Enos)