In Italia ci sono 3 milioni di non autosufficienti (5% della popolazione) e il loro numero è destinato a raddoppiare entro il 2030. Persone non autonome che, una volta in possesso del codice identificativo ottenuto dall’Inps, iniziano una lunga serie di passaggi che prevedono una tempistica lunga fino a 6 mesi. Durante tutto questo tempo avrebbero bisogno di vari servizi: un posto in una struttura diurna o un infermiere che viene a casa (Adi, assistenza domiciliare integrata).
Per ottenerli è necessario rivolgersi all’Asl, perché sono finanziati dal Sistema Sanitario Nazionale. Ogni Regione, e perfino ogni Asl, è organizzata a modo suo: in linea di massima queste richieste passano da tre commissioni diverse dove un geriatra, uno psicologo, un infermiere e un medico di famiglia decidono se si ha diritto o meno a quel che viene chiesto. Inoltre, se la persona è indigente, deve rivolgersi ai servizi sociali per l'accompagnamento.
Secondo uno studio del Cergas-Bocconi, gli anziani che ricevono l’indennità di accompagnamento sono 1,4 milioni. Di questi, 911mila beneficiano anche di servizi domiciliari. Per quel che riguarda l’assistenza presso i centri diurni, 270mila anziani la ricevono nelle strutture semiresidenziali dei Comuni, mentre 24mila dal Sistema Sanitario Nazionale. La spesa pubblica totale per questi servizi è di 200 milioni. Il costo complessivo ammonta a 11,16 miliardi, che diventano 15,22 se ci aggiungiamo le case di riposo, dove sono ospitati altri 287mila anziani. Una spesa consistente per interventi che tuttavia raggiungono poco più del 50% degli anziani non autosufficienti e con servizi scarsi.
In Italia da anni si attende una riforma. Il Recovery Plan prevede l’impiego di cifre importanti e la promessa di realizzare con un’apposita legge, da varare entro la primavera 2023. I suoi cardini saranno la semplificazione dei percorsi di accesso alle prestazioni, un rafforzamento dei servizi territoriali di domiciliarità, e quando la permanenza in un contesto familiare non è più possibile, la progressiva riqualificazione delle strutture residenziali.
I ricercatori del Cergas-Bocconi hanno elaborato una proposta di riforma complessiva del sistema che prevede di istituire un Servizio Nazionale per gli anziani non autosufficienti fondato su tre elementi. Anzitutto l’istituzione di un’unica commissione che stabilisce chi può avere accesso ai diversi servizi di sostegno. In secondo luogo, un’assistenza commisurata alle effettive condizioni di salute degli anziani. Oggi, infatti, il sostegno è uguale per tutti gli assistiti. Infine, bisogna affrontare la questione delle badanti, spesso non in grado di assistere gli anziani adeguatamente, e alle quali oggi lo Stato non riconosce il ruolo di cura, e che vanno formate e regolarizzate.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)