Abbiamo raggiunto un nuovo record nell’età media della popolazione che ha superato per la prima volta i 45 anni. Gli over 65 sono oggi, nel mondo, più dei bambini al di sotto dei 5 anni. Entro il 2050, il 22% della popolazione avrà più di 60 anni. Le conseguenze di questo trend, per gli economisti del World Economic Forum, avranno degli impatti ampi su numerose questioni, comprese la produttività, l’inflazione e la crescita globale.
Per l’economista Torsten Sløk, Chief International Economist della Deutsche Bank’s, “la questione chiave è se l’economia globale sia in grado di generare una crescita della produttività sufficiente a compensare queste tendenze demografiche”. Un altro economista, Adam Ozimek sostiene che una forza lavoro che invecchia “può colpire l’economia in molti modi diversi”. Fra questi, l’aumento dei costi e degli investimenti nazionali in cure mediche; la riduzione del numero di persone occupate (e del loro gettito fiscale), nonché la tendenza al risparmio della popolazione anziana. L’invecchiamento della popolazione potrebbe anche influire sull’economia attraverso il ruolo dei consumatori. I clienti più vecchi potrebbero preferire prodotti di aziende consolidate, rendendo più difficile per i nuovi marchi avere più appeal. Inoltre, indirettamente, il calo dei tassi di natalità potrebbe anche avere un impatto su fattori macroeconomici come l’acquisto di case.
Sløk ha citato “la stagnazione secolare”, che è la teoria di Larry Summers a cui questo modello è collegato. Si tratta di una condizione in cui l’aumento dei risparmi e il rallentamento degli investimenti causano lo stallo della crescita economica. Alcuni studi sostengono che la forza lavoro più anziana tende ad essere meno produttiva. Un team di ricercatori della RAND Corporation ha cercato di studiare il fenomeno confrontando i tassi di crescita in vari stati americani con tassi di invecchiamento diversi. Secondo la stima dei ricercatori RAND, l’invecchiamento della popolazione sarebbe il principale motivo per cui, negli Stati Uniti si è avuto un rallentamento della crescita economica. Secondo i risultati dello studio, in questo decennio, l’invecchiamento della popolazione ridurrà di 1,2 punti percentuali la produttività americana.
Un altro studio del Fondo Monetario Internazionale si è concentrato sull’Europa e ha confermato questa tendenza, anche se con stime meno pesanti. La ricerca ha rilevato che l‘invecchiamento della forza lavoro probabilmente ridurrà la crescita della produttività nella zona euro di circa 0,2 punti percentuali all’anno nei prossimi 20 anni, il che significa che entro il 2035 le economie europee saranno meno produttive del 4% rispetto al risultato che avrebbero se l’età media della popolazione restasse invariata.
Esiste una tesi opposta sostenuta da un altro gruppo di economisti che confutano l’idea di una chiara associazione negativa tra l’invecchiamento della popolazione e una riduzione della crescita. In un paper del 2017, Daron Acemoglu, economista del Massachusetts Institute of Technology, e Pascual Restrepo, professore dell’Università di Boston, hanno sostenuto questa contro-tesi. Per il loro studio, il tema deve essere approfondito con analisi più dettagliate che tengano conto anche delle potenzialità esperienziali dei lavoratori senior. Resta il fatto che l'invecchiamento della popolazione mondiale non potrà non avere conseguenze sulla vita di tutti.