E’ stato pubblicato il 1° Rapporto Censis-Tendercapital sui buoni investimenti che analizza il fenomeno dell’invecchiamento in termini di silver economy con riferimento ai redditi, ai patrimoni, ai consumi, ma anche a fabbisogni, stili di vita e valori degli anziani, senza sfuggire agli aspetti più complessi da affrontare, come le cronicità e la non autosufficienza.
Nel nostro Paese ci sono+1,8 milioni di persone con almeno 65 anni – cifra che è pari alla somma degli abitanti di Napoli e Torino – e +1 milione e oltre di persone con 80 anni e più, pari alla somma degli abitanti di Palermo e Firenze. Le previsioni per il 2051 sono che, dagli attuali 13,7 milioni di anziani, pari al 22,8% del totale della popolazione, si passerà a 19,6 milioni, con una incidenza sul totale della popolazione che sarà pari al 33,2% e un incremento percentuale del +42,4%, mentre la popolazione marcherà -4,1%. In Italia si vive più a lungo perché si vive meglio, con una speranza di vita tra le più alte nella UE.
Infatti, nel nostro Paese, la speranza di vita media di una persona è 82,7 anni, a fronte di un dato medio UE di 80,9 anni: 1,8 anni in più; per le donne la speranza di vita è 84,9 anni, mentre il dato medio Ue è 83,5 anni: +0,9 anni; – per gli uomini la speranza di vita è 80,6 anni, a fronte di una media Ue di 78,3 anni: +2,3 anni. Gli anziani hanno una ricchezza media più alta del 13,5% di quella media degli italiani, quella dei millennial è inferiore del 54,6%.
In venticinque anni la ricchezza degli anziani è aumentata in termini reali del +77%, mentre quella dei millennial segna -34,6%. Per gli italiani si diventa anziani non quando si va in pensione o si raggiunge una determinata età anagrafica ma, se e quando si diventa dipendenti da altre persone nelle ordinarie attività quotidiane, incluse le più intime. Il rischio di non autosufficienza è particolarmente consistente nel nostro Paese. Sono oltre 2,8 milioni gli anziani non autosufficienti: il 20,7% degli anziani, l’81% del totale dei non autosufficienti in Italia. Il rischio cresce con l’età e supera il 40% oltre gli ottanta anni. Risultano, pertanto, elevatissimi fabbisogni assistenziali che sono stati coperti in questi anni fondamentalmente dalle famiglie che garantiscono care diretto, in particolare mogli e figlie in 7 casi su 10 e/o trasferiscono una parte del care a circa 1 milione di badanti con una spesa annua per retribuzione, stimata in circa 9 miliardi di euro.
Sono 918 mila le reti familiari i cui membri si sono tassati per pagare badante ed altre spese, 336 mila quelle che hanno dovuto dar fondo a tutti i risparmi e 154 mila quelle che si sono indebitate. Oltre 2,7 milioni di anziani, infine, vivono in abitazioni non adeguate alla condizione di ridotta mobilità e che avrebbero bisogno di lavori infrastrutturali per adeguarli; 1,2 milioni quelli che vivono in abitazioni inadeguate e non adeguabili. Queste abitazioni, infatti, peggiorano la qualità della vita delle persone a ridotta autonomia e complicano la già difficile convivenza quotidiana con chi garantisce la cura.
(Fonte: tratto dall'articolo)