In futuro saremo più vecchi, malati di patologie croniche e bisognosi di servizi sociosanitari. Si stima che l’80% del fondo sanitario sarà assorbito da queste voci.
Alla III Conferenza nazionale sull'assistenza primaria, organizzata dall'Istituto superiore di studi sanitari a Roma il 15 novembre 2019, sono state messe al centro del dibattito la telemedicina e la salute a domicilio. Due strumenti imprescindibili per salvaguardare la tenuta del Servizio sanitario nazionale di fronte all’invecchiamento della popolazione.
Nei piccoli presidi attraverso teleconsulti e televisite, i pazienti vengono trattati dagli specialisti senza la necessità di essere trasferiti Le eccellenze in telemedicina ci sono, ma non sono integrate ed inserite in un quadro regolatorio nazionale. Le aziende sfornano innovazioni tecnologiche, ma per quanti sono accessibili?
Secondo la mappatura dell'Istituto superiore di Sanità, al 2017 risultavano in Italia 384 esperienze di telemedicina. Il rischio è cadere nelle disuguaglianze fra sanità regionali e fra chi ha i mezzi e le possibilità di curarsi. Per non far viaggiare le Regioni a velocità diverse, alla Conferenza di Roma, ministero della Salute e Istituto superiore di sanità hanno annunciato di lavorare a un accordo per creare un modello di unità di sistema: regole chiare per tutti, certificazione unica dei dispositivi, disponibilità delle infrastrutture.
Il Dicastero ha annunciato il finanziamento Pongov di 20 milioni di euro per realizzare un progetto nazionale con scadenza al 2023 per sostenere la sfida alla cronicità con il supporto dell'Ict per colmare i gap fra le Regioni. La telemedicina sarà una delle componenti che andrà inserita nel ripensamento dei percorsi integrati e trasversali incentrati sulla presa in carico globale del paziente. La telemedicina diventerà uno strumento di promozione della salute, dal momento che il territorio avrà un ruolo sempre più essenziale insieme a quello della persona più informata e consapevole.
(Fonte: tratto dall'articolo)