La casa per anziani Torriani di Mendrisio, nel canton Ticino (Svizzera), è finita nel mirino dopo gravi fatti legati all’epidemia di covid 19.

Un operatore anonimo difende e giustifica l’opetrato della struttura sulle pagine de La Regione.

I dati ufficiali parlano di 19 residenti ammalati e 3 decessi. Troppi, certo, ma poteva andare peggio, fa capire chiaramente.

Il nostro interlocutore non nasconde che si operava in uno stato di forte preoccupazione. “Non era semplice seguire le direttive che cambiavano di ora in ora e che all’inizio non erano del tutto chiare. Bisognava esserci: è stato uno shock, ad esempio – spiega –, veder ammalarsi dei colleghi”.

L’esperienza ha permesso anche di migliorare l’organizzazione nei reparti.

“In un primo tempo si è pensato di spostare gli ospiti positivi al coronavirus nel salone a piano terra. Quando, però, i casi aumentavano si è compreso che non era la soluzione più idonea, non potendo garantire dei percorsi separati e sradicando, di fatto, gli anziani dal loro ambiente (la camera, ndr) più familiare.

Si è arrivati a creare dei piani Covid isolando le persone negative.

In questo modo, chiudendo i piani con gli ammalati e attivando dei protocolli mirati (ad esempio separando i carrelli dei pasti, ndr), si è fatto di tutto per evitare la diffusione del contagio”.

“Posso dire – ci assicura – che i parenti sono sempre stati informati. Certo, le cose mutavano rapidamente, ma non si è mai nascosto nulla. Se si cambiava terapia, o se c’era il minimo sospetto di un peggioramento clinico lo si diceva e si cercava di tranquillizzare costantemente la famiglia”.