Muoversi comunque. Anzi, a maggior ragione, se si vive in un posto inquinato. Negli ultimi anni, l’attività fisica è stata 'rivalutata' come uno degli elementi più efficaci per la prevenzione delle malattie croniche. A garantire la protezione, in realtà, è il più basso rischio di sviluppare i diversi fattori di rischio per queste condizioni. Tra questi, c’è l’ipertensione. L’aumento della pressione sanguigna rappresenta una delle principali insidie per la salute di vene e arterie e del cuore. E trascorrere la maggior parte delle proprie giornate in un luogo inquinato non è d’aiuto, in questo senso. Per questo motivo, se si vive in luoghi poco salubri, dare il giusto peso allo sport è ancora più importante. Al di là dell’effetto indotto dall’inquinamento, infatti, essere fisicamente attivi contribuisce a ridurre il rischio di sviluppare l’ipertensione. E, di conseguenza, tutte le malattie che possono derivarne. A partire da infarti e ictus.
A dimostrarlo è stato un gruppo di ricercatori dell’Università di Hong Kong, che nel corso di uno studio hanno voluto indagare le diverse conseguenze indotte dall’attività fisica sui valori di pressione sanguigna, tenendo conto anche dei valori di PM2.5 presenti nell’aria delle città abitate dai 140mila adulti sani di Taiwan (dove i livelli annui di polveri ultrafini superano quasi di tre volte i limiti fissati dall'Organizzazione mondiale della sanità) coinvolti nella ricerca. L’ideale, com’era ovvio, sarebbe vivere in un luogo salubre e fare attività fisica. Oggi però sappiamo che unire i due aspetti è sempre più difficile: a partire dalle grandi città.
(Fonte: tratto dall'articolo)