L’approccio all’ipertrofia prostatica benigna può essere considerato «sartoriale», cucito cioè sul disturbo e sulle esigenze di ciascun paziente. La dimensione ingrossata della ghiandola prostatica e i sintomi associati - la difficoltà a urinare a causa del flusso minzionale interrotto, del senso di incompleto svuotamento della vescica e del getto urinario debole o l’aumento del bisogno impellente di evacuare, anche di notte - restano soltanto uno dei parametri per la valutazione della cura.
Oggi nella terapia si punta a proteggere e migliorare la qualità di vita del paziente - intima, sessuale, di coppia, lavorativa e del tempo libero - con cure in grado di rispondere alle esigenze della malattia e alle aspettative della persona. L’opportunità è resa possibile da un’ampia offerta: terapia medica o chirurgica, quando la prima non basta più. Il ricorso alla seconda ipotesi non esclude la preservazione dell’attività sessuale né interferisce con altri potenziali problemi urologici in atto.
(Fonte: tratto dall'articolo)