La maggior parte degli uomini ultrasessantenni soffre di ipertrofia prostatica benigna (Ipb) o adenoma prostatico. Spiega Francesco Montorsi, professore Ordinario di Urologia e direttore dell’Urologia all’ospedale San Raffaele di Milano che «Quelli che di solito vengono chiamati “disturbi della prostata” sono, in termini medici, i Luts ovvero: Lower Urinary Tract Symptoms, cioè sintomi delle basse vie urinarie.
I segnali caratteristici dei Luts sono difficoltà a iniziare la minzione, flusso ridotto, sgocciolamento terminale, minzione in più tempi, urgenza, frequenza, pollachiuria notturna (elevata frequenza di piccole quantità di urina), residuo urinario post minzionale, ritenzione urinaria, insufficienza renale, infezioni urinarie ricorrenti».
Il ricorso allo specialista però è spesso fatto in ritardo, anche se sono ormai numerose le terapie a disposizione che variano dai consigli comportamentali al trattamento farmacologico, per arrivare nei casi più gravi agli interventi.
Tra i farmaci vi sono diverse categorie: gli alfabloccanti, gli inibitori delle 5-alfa-reduttasi, fitoterapici che vanno utilizzati a seconda dei sintomi. La chirurgia viene eseguita oggi quasi esclusivamente con procedure endoscopiche, mentre la chirurgia open (ovvero a cielo aperto), essendo altamente invasiva, viene usata, con ottimi risultati, solo per casi selezionati. Ci sono poi delle nuove terapie, alcune ancora sperimentali, come: acquablation, Rezum, Urolift, embolizzazione selettiva delle arterie prostatiche. Su queste non ci sono ancora dati certi, ma risultano comunque interessanti per anziani o pazienti che non vogliono sottoporsi ad interventi standard.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)