A dispetto della crisi lo stato di salute generale degli italiani continua a migliorare. E la longevità cresce, come crescono, ma in modo più contenuto, gli anni di vita senza limitazioni nelle attività quotidiane dopo i 65 anni. Tanto da essere aumentati da 9,0 a 9,9 (per gli uomini) e da 8,9 a 9,6 (per le donne) tra il 2008 e il 2015. Il fatto – rileva il rapporto 2017 dell'Istat - è che dentro questi numeri ci sono quelli ben più drammatici delle diseguaglianze nell'accesso ai servizi sanitari pubblici. Che ci dicono: meno servizi hanno e meno in salute stanno, e parecchio meno, le classi più povere. E il Mezzogiorno si conferma l‘inferno della salute per i più poveri e i nuovi poveri d'Italia. La lunga, interminabile recessione italiana, ha influito pesantemente sull'accesso ai servizi sanitari. Gli italiani che hanno rinunciato a una visita specialistica negli ultimi 12 mesi sono stati, secondo la rilevazione del 2015, il 6,5% della popolazione, contro il 4% del 2008. Ma nel Mezzogiorno sono il 10,1% (contro il 6,6% del 2008).
(Fonte: tratto dall'articolo)