Le “Tre Italie” dell’epidemia Covid-19, così Iss e Istat definiscono la diffusione geografica dell’epidemia di Covid-19 nel rapporto relativo all’impatto dell’epidemia di Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente nel primo trimestre 2020.
Secondo i dati la diffusione geografica dell’epidemia è stata molto contenuta nelle Regioni del Sud e nelle Isole, mediamente più elevata in quelle del Centro rispetto al Mezzogiorno e molto elevata nelle regioni del Nord.
L’eccesso di mortalità più consistente si riscontra per gli uomini di 70-79 anni: i decessi aumentano di circa 2,3 volte tra il 20 febbraio e il 31 marzo; segue la classe di età 80-89 (quasi 2,2 volte di aumento). L’incremento della mortalità nelle donne è invece più contenuto per tutte le classi di età.
Raggiunge il 20% in più della media degli anni 2015-2019 alla fine di marzo, tanto per la classe di età 70-79 che per la 90 e più.
L’analisi combinata dei dati di mortalità giornaliera Istat con i dati della Sorveglianza integrata dell’Iss ha evidenziato che la mortalità “diretta” attribuibile a Covid-19 in individui con diagnosi confermata, nel primo trimestre 2020 è stata di circa 13.700 decessi.
Esiste una quota ulteriore di circa altri 11.600 decessi – spiegano ancora Iss e Istat – per la quale possiamo, con i dati oggi a disposizione, soltanto ipotizzare tre possibili cause.
Una ulteriore mortalità associata a Covid-19 (decessi in cui non è stato eseguito il tampone), una mortalità indiretta correlata a Covid-19 (decessi da disfunzioni di organi quali cuore o reni, probabili conseguenze della malattia scatenata dal virus in persone non testate, come accade per analogia con l’aumento della mortalità da cause cardiorespiratorie in corso di influenza) e, infine, una quota di mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero e dal timore di recarsi in ospedale nelle aree maggiormente affette.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)