(function() { var ga = document.createElement('script'); ga.type = 'text/javascript'; ga.async = true; ga.src = ('https:' == document.location.protocol ? 'https://' : 'http://') + 'stats.g.doubleclick.net/dc.js'; var s = document.getElementsByTagName('script')[0]; s.parentNode.insertBefore(ga, s); })();
Iscrizione newsletter Chiudi

Registrati alla Newsletter, per essere sempre aggiornato.

* Campo obbligatorio

Indirizzo Email

*

Nome

Cognome

Tipologia Utente:

*
*
Carta d'Identità Centro Studi 50&Più Chiudi

Guerrieri Alessia

Italia, cala l’aspettativa di vita

Avvenire, 27-04-2016, p.10

Anche se gli italiani hanno migliorato gli stili di vita, fatto più sport e ridotto sigarette e cocktail, la speranza di vita degli italiani, dopo essersi fermata nel 2014, inizia ad arretrare. L’aspettativa di vita calcolata dall’Istat si ferma a 80,1 anni per gli uomini e 84,7 per le donne. I 54mila morti in più dell’anno scorso diventano un campanello d’allarme per tornare ad investire in prevenzione. La «cenerentola italiana», che accanto alla «disattenzione dei cittadini»- questo il messaggio del rapporto Osservasalute 2015 – sta orientando «la nave della sanità nella direzione della tempesta perfetta». Infatti in futuro il nostro sistema sanitario nazionale potrebbe non essere più in grado, di rispondere al meglio ai bisogni dei cittadini. Dati «da verificare» secondo il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che è d’accordo comunque sulla necessità di investire in prevenzione e corretti stili di vita. Per la prevenzione sono investiti 4,9 miliardi all’anno, il 4,2% di spesa sanitaria rispetto al Pil utilizzata per prevenire malattie croniche e tumori, con ampie differenze Nord-Sud. Ed è il settore che ha subìto più tagli negli ultimi cinque anni. Tutto questo con una popolazione che invecchia – i centenari sono 19mila – e che ha comunque un tasso di obesità del 46,6% tra gli adulti. Cresce chi pratica sport in modo continuativo (dal 21,9% nel 2012 al 23%) e chi fa attività fisica saltuariamente (dal 27,9 nel 2013 al 28,2%). Comunque grosso divario tra Nord e Sud nel campo sia della salute che della prevenzione. Per ristrutturare il nostro sistema sanitario nazionale la conclusione di Gianfranco Damiani dell’Istituto di sanità pubblica della Cattolica, e che occorre abbandonare «l’approccio frastagliato basato sulle prestazioni», per scrivere «programmi di comunità impostati sui piani individuali di cura».

(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)

TORNA ALLA PAGINA PRECEDENTE     AGGIUNGI AI PREFERITI     I MIEI PREFERITI
Autore (Cognome Nome)Guerrieri Alessia
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2016
Pagine10
LinguaItaliano
OriginaleNo
Data dell'articolo2016-04-27
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
FonteAvvenire
Subtitolo in stampaAvvenire, 27-04-2016, p.10
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)
Volume
Approfondimenti
Guerrieri Alessia
Parole chiave: Dati statistici Longevità Ricerca