In Italia pochi pazienti colpiti da patologie valvolari cardiache vengono operati con tecniche mini-invasive e questi interventi sono solo 5mila l'anno contro gli oltre 50mila effettuati in Germania: "Ciò non è più accettabile - denuncia Francesco Romeo, Presidente Nazionale della Società Italiana di Cardiologia (SIC) che ha lanciato la campagna 'One valve, one life' -. Vogliamo avere la possibilità di estendere a tutti i pazienti, anche over-75, la possibilità di fruire di questi interventi che potrebbero garantire magari altri 10 anni di vita e la cui mortalità è quasi zero".
Dunque, "Basta ai tagli sul diritto alla vita" è l'appello lanciato dalla Sic in occasione del 77/mo Congresso nazionale che si apre oggi, con la partecipazione di oltre 2.500 specialisti riuniti per fare il punto sulla salute del cuore. La nostra sanità, afferma Romeo, "ha un enorme problema di spesa e di contenimento dei costi, perciò queste metodiche mini-invasive non sono praticate in tutte le strutture ospedaliere. Molte direzioni generali italiane tendono a contingentare le risorse per contenere i costi, autorizzando gli interventi solo nei pazienti che hanno controindicazioni assolute all'operazione tradizionale". Per questo, la SIC vuole, dal congresso di Roma, ribadire il suo 'no' al contingentamento delle risorse in questo ambito. L'intervento percutaneo sulla valvola aortica, spiega Romeo, "è ormai di routine ed è applicabile anche agli anziani.
A volte il cardiochirurgo sceglie di non operare con tecniche tradizionali perché il paziente non supererebbe un intervento in cui deve essere intubato e va utilizzata la circolazione extracorporea. Ma così il malato muore in media entro sei mesi: con un intervento per via percutanea mini-invasivo, invece, potrebbe essere salvato".
(Fonte: tratto dall'articolo)