Con sempre maggiore frequenza possiamo vedere nel panorama socio-demografico italiano l’aumentare esponenziale di una categoria che nel lessico di tutti i giorni viene definita la categoria degli anziani. Che l’Italia fosse una paese demograficamente vecchio già si sapeva, ma la novità sono i dati emersi nella ricerca statistica e nelle proiezioni dei demografi che hanno lavorato al World Population Prospect delle Nazioni Unite.
Si tratta di un progetto che ha luogo da 24 anni a questa parte, commissionato dal Population Division of the Department of Economic and Social Affairs delle Nazioni Unite appunto, volto a fare una stima della popolazione mondiale e delle riguardanti particolarità Stato per Stato.
Tra il 2016 e il 2017 – dicono i dati – gli ultra 65enni saranno molti di più dei bambini piccoli della fascia d’età che va da 0 a 4 anni. In parallelo a questa tendenza, aumenteranno anche le persone che riusciranno a raggiungere un’età a tre cifre, fino a raggiungere un probabile picco nel 2100, quando i bambini saranno circa 650 milioni e gli anziani oltre 2,5 miliardi. L’accrescere del fenomeno dell’invecchiamento demografico è influenzato certamente dal calo delle nascite e dall’allungamento della speranza di vita, ai quali si accompagna le migliori condizioni di salute, i maggiori livelli di istruzione e benessere diffuso, e infine uno slittamento progressivo verso età sempre più avanzate dell’inizio del periodo di morbilità, cioè del momento in cui con maggior probabilità si assiste ad una più frequente cronicizzazione delle problematiche di salute della persona anziana. La trasformazione demografica mette sotto i riflettori una verità: una popolazione anziana emergente, destinata ad un aumento costante, ad un allungamento della speranza di vita; con una maggioranza di soggetti collocati sempre più frequentemente nelle zone più alte della struttura piramidale per età, oltre gli 80 anni.
(Fonte: tratto dall'articolo)