I dati diffusi dall’Ocse (l’organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico) relativi al panorama sanitario del nostro Paese presentano luci ed ombre. Il rapporto Ocse sottolinea che, a fronte di una spesa sanitaria inferire alla media, l’Italia ha la quarta più alta aspettativa di vita tra i Paesi Ocse, 83 anni alla nascita. Pochi italiani muoiono prematuramente, con 143 decessi per 1000 persone per cause prevedibili, rispetto a una media Ocse di 208. Gli italiani hanno generalmente stili di vita sani. Il consumo di alcol è basso e anche la percentuale di obesi è del 46%, rispetto sempre alla media Ocse del 56%. L’accesso e la qualità delle cure sono nel complesso buoni, anche se la prescrizione di antibiotici è la seconda più alta fra i Paesi membri. La popolazione italiana invecchia rapidamente, con un forte coinvolgimento delle donne per l’assistenza informale, e di fatto non riconosciuta, a soggetti e familiari non autosufficienti. L’Italia ha anche la più alta percentuale di medici di età superiore ai 55 anni, il che in futuro potrebbe causare carenze di personale sanitario.
Dunque l’Ocse propone all’Italia di agire su due fronti: preparare il sistema sanitario per fronteggiare un aumento della popolazione in rapido invecchiamento e ridurre l’eccessiva prescrizione di antibiotici.
Sul primo fronte l’Organizzazione ricorda che, entro il 2050, più di una persona su 8 avrà 80 anni e più. Ciò comporterà una ulteriore domanda di assistenza sanitaria a lungo termine. Attualmente l’Italia ha la seconda più alta percentuale di demenza in tutto l’Ocse e le proiezioni indicano che entro il 2050 più di una persona su 25 sarà affetta da questa patologia. Nonostante ciò, dal 217 il nostro Paese ha speso meno dello 0,6% del Pil per l’assistenza a lungo termine.
Riguardo poi la prescrizione eccessiva di antibiotici, dato il grave rischio di assuefazione e diffusione di microrganismi resistenti agli antimicrobici che ciò comporta, l’Ocse riporta che l’Italia presenta alti tassi di infezione associati all’assistenza sanitaria superiori alla media, che possono condurre il paziente al decesso e contribuire a un forte aumento della spesa ospedaliera.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)