Nascite ridotte con il contagocce e invecchiamento galoppante sono i trend fondamentali della demografia italiana contemporanea. All’ultima edizione del Festival della Statistica “Statisticall”, alcuni accademici si sono spinti a prevedere che l’Italia, fra 100 anni, sarà abitata da appena 16 milioni di persone.Tralasciando l’influsso delle migrazioni, più incerte delle statistiche sulla popolazione residente perché legate a scelte politiche mutevoli e ad eventi esterni, l'Istat nel rapporto sul futuro demografico del Paese, prevede un calo progressivo della popolazione. Dai 60,6 milioni di abitanti del 2017 l'Italia scenderà a 54,1 milioni nel 2065 (- 6,5 milioni). L’Istat sottolinea l'“elevata incertezza” della situazione nei prossimi cinquant’anni. Il peso dell’attuale debito demografico sovrasterà anche possibili lievi aumenti della natalità. Le migrazioni fra aree geografiche sono quelle che creeranno i maggiori squilibri nella composizione delle generazioni fra Nord, Centro e Sud del Paese. L’età media della popolazione dovrebbe salire dagli attuali 45 anni a circa 50 anni nel prossimo quarto di secolo, per stabilizzarsi a 50,3 attorno al 2060. Il processo di invecchiamento sarà più rapido al Sud ( nel 2065 età media a 52 anni contro i 49,5 del Nord). Così il Mezzogiorno, che è stato per decenni la «riserva demografica» dell’Italia e dell’Europa, diverrà l’area con la maggiore tensione demografica.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)