Gli italiani sono attenti alle “buone cause” e sensibili, soprattutto, ai problemi delle“categorie deboli”: è quanto emerge dalla prima ricerca italiana sul tema“Comunicare l'advocacy”, condotta da Cbm Italia onlus e Cini, presentata giovedì 4 giugno alla Farnesina. L'indagine, svolta per Cbm da AstraRicerche,ha esaminato infatti le opinioni degli italiani rispetto alle “buone cause” ,con particolare riferimento all'attività di informazione e sensibilizzazione -l'advocacy, appunto - svolta dalle ong e dal terzo settore. La prima fase della ricerca, di tipo qualitativo, si è articolata in focus group rivolti ad adolescenti e adulti, mentre la seconda, quantitativa, è consistita nella somministrazione di un questionario a un campione di 1.574 persone tra i 18 e i 65 anni. Complessivamente, oltre lametà degli italiani (60%) è impegnato, più o meno regolarmente, a favore diqualche “buona causa” portata avanti da ong o associazioni: il 30% a favore diuna sola realtà e un altro 30% a favore di più di una esperienza. Dai risultati emerge che sono molteplici le cause alle quali ciascuno si sente vicino: sono mediamente 11 a testa e riconducibili a 8 macro-categorie. A colpire maggiormente sono le problematiche delle cosiddette “categorie deboli”(anziani, persone con disabilità, malati gravi o cronici, disoccupati), come pure la lotta ai maltrattamenti e alla povertà in Italia e nei Paesi in via di sviluppo.
(Fonte: tratto dall'articolo)