Secondo la ricerca pubblicata da FederSalus, l'associazione nazionale produttori e distributori di prodotti salutistici, in Italia sono commercializzati 72.540 diversi integratori e nel 2017 il 65 per cento della popolazione adulta ne ha utilizzato almeno uno: per avere più energia, per prevenire malattie cardiovascolari e osteoarticolari, per benessere generale. L'Italia è il primo paese europeo per uso di integratori alimentari e il fatturato cresce del 6 per cento l'anno. Crescono però, contemporaneamente le ricerche e le indicazioni scientifiche che sottolineano come l'uso degli integratori alimentari nella quasi totalità dei casi non è solo improprio, ma spesso si associa a effetti indesiderati o anche dannosi per l'organismo, ad esempio quando oligoelementi e vitamine vengono assunti in dosi superiori rispetto ai reali bisogni dell'organismo.
Anche riguardo agli integratori multivitaminici che includono vitamine del gruppo B, vitamina E, vitamina C e acidi grassi omega-3 indicati come adatti a contenere o scongiurare il declino cognitivo negli anziani, il responso scientifico non lascia margini di dubbio. Un trial condotto dalla ricercatrice Francine Grodstein di Harvard, che si occupa soprattutto di salute nella terza età, su 5.947 uomini di età superiore ai 65 anni, dopo 12 anni di follow-up, ha evidenziato che i soggetti che assumevano multivitaminici giornalmente non mostravano alcuna differenza rispetto al gruppo placebo nel declino cognitivo generale né nella memoria verbale. La situazione accertata in cui l'uso di un integratore può essere raccomandato è l'assunzione di vitamina B12 negli anziani che non possono assorbirla naturalmente.
(Fonte: tratto dall'articolo)