L'osservatorio 'Mutamenti Sociali in Atto-COVID19' (MSA-COVID19), progetto dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpps), ha diffuso i dati di un indagine su come gli italiani stanno modificando i loro stili di vita in quarantena.
I primi risultati dello studio ci informano sulle condizioni abitative, relazionali e lavorative degli italiani. Analizzano in particolare le attività quotidiane, l’uso di internet e l’iperconnessione, la violenza domestica, la fiducia nel sistema e gli stati psicologici che stiamo vivendo in queste settimane.
Poco più di 5 italiani su 10 (56,7%, del campione) in questo momento convivono con un partner o ex partner, a fronte del 13% di persone che abitano sole. Circa la metà degli intervistati vive con almeno 2 o 3 persone. Quanto ai rapporti interpersonali, il rischio di violenza fisica degli uomini sulle donne è percepito dal 13% del campione e quella delle donne sugli uomini dal 3%. Il 5% di chi vive in coppia dichiara che il clima è poco collaborativo, pacifico e affettuoso e il 6% di chi vive con un partner dichiara una seria preoccupazione per la stabilità di coppia a causa della convivenza forzata.
Meno della metà degli intervistati (49% circa) è impiegato a tempo pieno ma ben 4 (24,9%) lavoratori su 10 hanno sospeso la loro attività lavorativa. Meno di 1 lavoratore su 4 (il 23,4%) opera in smart working e 1 su 10 (10,8%) si reca sul posto di lavoro. Molti, soprattutto i meno istruiti, hanno forti timori per il futuro. Circa 3 persone su 10, soprattutto nel centro e sud Italia, temono di non poter far fronte anche alle esigenze alimentari nei prossimi giorni.
Molti si dedicano in questi giorni alla lettura di libri, che sono scelti soprattutto in base a condizionamenti sociali e ad una visione stereotipata dei ruoli che si riscontra nella vita quotidiana perché dallo studio emerge che gli uomini sono privilegiati nelle "uscite per necessità" (spesa o altro) mentre le donne stanno rientrando nei ruoli tradizionali di mogli/compagne o madri. Stereotipi che sono più diffusi in chi è avanti negli anni ma riguardano solo il 16% circa del campione; sono maggiori tra gli uomini (circa il 20% vs il 10% delle donne), tra i non laureati, tra i credenti, nel Mezzogiorno e tra chi ha un orientamento politico di centro-destra.
Cresce per tutte le età il consumo social che riguarda un po’ di più le donne, chi vive nel Mezzogiorno e chi non ha figli. Tutto ciò favorisce però un incremento di emozioni e stati negativi di rabbia, disgusto, paura, ansia e tristezza. Diminuiscono in proporzione felicità e rilassamento. Le emozioni mostrano un andamento inversamente proporzionale all’età: gli over 70 hanno una minore intensità emotiva rispetto ai giovani fino a 29 anni.
La fascia 30-49 anni manifesta la maggiore paura.
La resilienza cresce fra i più istruiti e fra i senior ed è maggiormente sentita nella fascia di età 50-69enne. Riguardo agli stati psicologici, le emozioni positive sono maggiori al Nord rispetto al Mezzogiorno d’Italia. Il clima di fiducia degli italiani è elevato verso le massime istituzioni, anche religiose (Papa, Presidente della Repubblica); buono verso scienziati, forze dell’ordine, protezione civile, sanità. Il più basso livello di fiducia è espresso rispetto ai politici, alle banche, alle informazioni diffuse sui social e all’Unione Europea (unica in calo).