Secondo il simulatore Pensami, messo a disposizione dall’Inps, l’età per la pensione di vecchiaia sale perché dovrebbe aumentare anche l’aspettativa di vita. Le leggi infatti prevedono l’adeguamento dell’età per la pensione di vecchiaia all’aspettativa di vita, che nei prossimi decenni dovrebbe aumentare. Un trentenne di oggi secondo il simulatore potrà ottenere la pensione di vecchiaia, sempre se avrà raggiunto entrambi i requisiti, a 69 anni e 10 mesi di età. Quindi quasi a 70 anni, contro i 67 anni a cui potrebbe andare un lavoratore con lo stesso tipo di carriera lavorativa, ma nato nel 1956.
Questo perché l’età per la pensione di vecchiaia, secondo quanto previsto dalla riforma Dini del 1995 e poi perfezionato dalla riforma Monti-Fornero, deve essere periodicamente adeguata alla speranza di vita che, auspicabilmente, fra quarant’anni sarà più lunga di quella attuale. I problemi principali, per la pensione di quel lavoratore oggi trentenne, saranno presumibilmente altri. Il più probabile sarà l’importo dell’assegno: l’Italia è uno dei pochi Paesi del G20 in cui gli stipendi reali, cioè quelli che tengono conto dell’inflazione, sono in calo negli ultimi vent’anni.
Ma c’è anche un problema più generale di tenuta del sistema: negli attuali scenari demografici dell’Istat, la popolazione italiana si ridurrà da 59 milioni di persone nel 2022 a 54,4 milioni nel 2050. Nel 2060, quando il trentenne di oggi sarà alla soglia del traguardo della pensione anticipata, in Italia dovrebbero esserci 51,2 milioni di abitanti, di cui 25,7 in età da lavoro (tra i 25 e i 67 anni), 10 milioni di giovani (sotto i 24 anni) e 15,6 milioni di anziani, cioè persone con età superiori ai 68 anni. Sostenere il sistema previdenziale in un Paese così vecchio, con un potenziale pensionato ogni 1,6 possibili lavoratori, sarà complesso.
(Sintesi redatta da: Mayer Evelina)