Quali sono i fondamenti etico-professionali che guidano l’assistente sociale nel suo lavoro in ospedale? L’assistenze sociale ospedaliero ha principalmente un ruolo di accompagnamento nel percorso delle dimissioni protette. È un ruolo visto da un lato come una forma di ponte per un passaggio protetto dalla cura alla dimissione e dall’altro come un cuscinetto necessario per mediare e tradurre le istanze dei soggetti del sistema reparto/ospedale.
Il primo concetto da inquadrare è il cambiamento. Quando un familiare sta male irreversibilmente (soprattutto anziani e oncologici) ci si trova a fare i conti con un cambiamento che porta con sé stress, dolore e difficoltà a dover rivedere l’equilibrio del sistema familiare. Questo cambiamento repentino getta nel panico i soggetti coinvolti.
Dunque ad esso si collega un altro concetto: la sinergia, ossia il cooperare insieme per ottenere un risultato che non può essere raggiunto singolarmente, pertanto è un vero lavoro di squadra, la cui resa è data dalla coesione del gruppo per un obiettivo comune. Ciò aiuta tutti, familiari, pazienti e operatori, a impiegare un nuovo concetto: l’intelligenza emotiva, ossia la capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli altrui. Un aiuto professionale simile può essere offerto con l’empatia, permettendo di entrare in relazione e sintonia con l’altro, dando così un nome alle emozioni vissute dai familiari. Tuttavia per gli operatori l’empatia va e deve andare oltre il "mettersi nei panni di", perché comunque importante mantenere una stabile distinzione tra sé e l’altro: solo così ci può essere ‘trasferibilità’, di un concetto importante come la resilienza in quanto capacità di far fronte positivamente agli eventi traumatici.
Ultimo aspetto da considerare è il tempo, che in ospedale ha un valore diverso. Il tempo ospedaliero richiede una rapidità, una capacità di analisi per ipotizzare un progetto di aiuto-tutela realizzabile in funzione della dimissione in tempi molto ristretti.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)