La “banca dei cervelli”, formata da 20 encefali sempre in implementazione, dell’Istituto Zooprofiliattico di Torino, è nata per indagare i meccanismi dell’invecchiamento cerebrale nell’uomo, e le malattie correlate, studiando gli animali. Sono solo cervelli anziani, di molte specie, conservati in formaldeide per cercare lesioni neuropatologiche, mentre una piccola parte, è congelata per permettere la ricerca dei marcatori su tessuti freschi.La dottoressa Maria Caramelli, direttore generale dello Zooprofilattico spiega che per “Invecchiamo insieme”, questo il nome del progetto, si è partiti da due considerazioni: l’incidenza delle malattie neurodegenerative nella popolazione anziana dei Paesi sviluppati, dovuta alla maggiore longevità. Anche l’aspettativa di vita degli animali che condividono ambiente ed abitudini con l’uomo è in aumento. La seconda considerazione è l’ingente numero di cervelli che arrivano all’Istituto per scopo diagnostico e che permette di avviare studi comparati uomo/animale. Sono già arrivati i primi risultati tra cui uno studio su 102 cervelli di bovini dell’Università di Torino e dell’Istituto Neurologico Besta di Milano sulla caratterizzazione della beta amiloide, la proteina che risulta coinvolta nell’Alzheimer. La ricerca ha dimostrato che il processo di deposizione della proteina è simile tra uomo e bovino nelle fasi più precoci, mentre si diversifica nelle fasi più avanzate.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)