Si annunciano protagonisti anziani tra i grandi attori della prossima campagna elettorale italiana: dal ritorno dell'81enne Silvio Berlusconi al debuttante 72enne Pietro Grasso, comunque in piena sintonia con i rappresentanti delle istituzioni, a cominciare dal Capo delle Stato, 76 anni, il presidente della Cassazione, 67; 69 quello del Consiglio di Stato; mentre ha 84 anni il presidente della Corte Costituzionale. Il presidente del Consiglio uscente, Gentiloni, anche lui ultrasessantenne, ha preso il posto del quarantenne Renzi che, appena nel 2013, aveva fatto del ricambio generazionale uno dei suoi cavalli di battaglia. Questa tendenza ad affidarsi a politici avanti con gli anni è presente ovunque nel mondo, dal settantenne Trump agli over sessantenni Putin, in Russia e Xi Jinping in Cina. Sembra quindi che l'esperienza paghi in politica ben più dell'irruenza giovanile e che essere anziani non sia più una colpa. Salvo che la propensione che si manifesta in Italia più che una scelta convinta da parte delle generazioni più giovani sembra essere un gesto di disperazione. Il 66% degli italiani tra i 18 e i 34 anni continuano a vivere con i genitori soprattutto per l'impossibilità di avere risorse sufficienti a crearsi una vita autonoma. Un dibattito politico che si concentra sulle pensioni e gli anziani che riguadagnano posizioni di comando, ricorda l'inversione cronologica descritta da Platone a proposito del popolo mitologico degli Autoctoni, che passava dalla vecchiezza alla maturità, all'infanzia fino alla sparizione.
(Sintesi redatta da: Rondini Laura)