Il testo propone un nuovo approccio al malato Alzheimer: la demenza viene considerata come una malattia della parola. È la parola che deve essere curata e la cura si fa con le parole. I primi segni della malattia si manifestano attraverso il linguaggio verbale; negli stadi più avanzati il malato pronuncia parole di cui non comprendiamo più il significato, parla sempre meno e la conversazione diventa sempre più difficile. Viene così a instaurarsi un circolo vizioso tra decadimento cognitivo, scarso uso della parola, isolamento e decadimento globale. Per contrastare questa tendenza la terapia conversazionale si propone di instaurare un circolo virtuoso che parte da una speciale attenzione alle parole e cerca di arrivare al maggior grado possibile di felicità conversazionale. I medici, gli psicologi e tutti gli operatori delle istituzioni geriatriche sono i primi destinatari del libro. I familiari dei pazienti sono, d'altra parte, coloro che più di tutti cercano un modo per riuscire a parlare con i loro malati, per tale motivo alcuni capitoli sono dedicati in modo specifico a questo problema. La trattazione segue il metodo del Conversazionalismo di Giampaolo Lai: partendo dall'analisi dei testi registrati e trascritti delle conversazioni accompagna il Lettore alla scoperta delle tecniche che possono favorire la felicità conversazionale. Felicità che viene riferita alle parole, ma che forse corrisponde anche a quella intesa in senso psicologico. Gli Autori, per lo più, fanno riferimento a un'unica scuola, l'Accademia delle tecniche conversazionali, ma il testo è arricchito anche dal contributo di esperti che provengono da esperienze diverse. (Fonte: www.francoangeli.it)