Ricercatori del Edward Hines Jr. Hospital in Illinois hanno accertato che i pazienti affetti da parkinsonismo sottoposti alla stimolazione tramite DBS avevano un modesto vantaggio di sopravvivenza rispetto a quelli trattati solamente con i farmaci. I risultati sono stati pubblicati il 18 novembre 2017 dalla rivista Movement Disorders. Come noto la deep brain stimulation migliora le funzioni motorie nei malati di Parkinson, ma può anche incidere sull’aspettativa di vita? Per rispondere a questa domanda, i ricercatori hanno esaminato i dati relativi a 611 anziani con malattia di Parkinson a cui era stato impiantato il dispositivo di stimolazione cerebrale profonda. Confrontando i dati emersi da questo campione con i dati raccolti su 611 anziani con Parkinson ma senza il dispositivo, hanno scoperto che i pazienti trattati con la deep brain stimulation sono vissuti in media per 6,3 anni dopo l’intervento, contro i 5,7 anni per i pazienti senza il dispositivo DBS, una differenza di otto mesi.
I ricercatori stessi ritengono comunque che sia necessaria una maggiore ricerca per stabilire se la deep brain stimulation possa effettivamente prolungare l’aspettativa di vita: non è chiaro infatti se il trattamento modifichi la malattia o semplicemente implichi maggiori cure e miglior qualità della vita.
(Sintesi redatta da: Mamini Marcello)